Niente scuse

di Andrea Mallamo

A 3 anni subì l’amputazione parziale della gamba destra: oggi è un atleta della Polha Varese e un componente del Club azzurro paralimpico

di Chiara Milani

Una filosofia di vita semplice da trascrivere, come le 3 parole bianche che sulla sua cover di Facebook si stagliano su uno sfondo nero a comporre la scritta No more excuses. Cioè, niente più scuse. E infatti Irbin Vicco è capace di trovare soluzioni, anziché scuse. Eppure lui di scuse, come tutti oggi e più di molti altri da sempre, ne avrebbe. Eccome. A soli 3 anni subì la parziale amputazione della gamba destra per una malformazione congenita. Ciononostante, ora che è 27enne, oltre a essere un lavoratore, è un atleta della Polha, l’associazione polisportiva disabili di Varese, nonché componente del Club azzurro paralimpico.

Volere è potere”

A gennaio ha anche portato a casa la medaglia d’argento nel salto in lungo ai Campionati italiani di atletica leggera organizzati dalla Fispes, la Federazione italiana degli sport paralimpici e sperimentali. “Fortunatamente abbiamo ripreso gli allenamenti, anche se purtroppo non sono aperti a tutti”, ci spiega: “Comunque, l’ultimo è stato un anno molto duro per tutti e anche per gli atleti agonisti. Stare lontano dalle proprie attività sportive è stato veramente difficile e ci siamo arrangiati in molti ad eseguire gli esercizi a casa. Fortunatamente sono stato seguito anche sotto questo aspetto della mia polisportiva e poi… volere è potere”.

Il vero limite da superare

Nei momenti di maggior sconforto, che anche a lui non sono mancati, a Irbin è venuto in aiuto proprio lo sport. Che l’atleta paralimpico varesino vive come una sfida continua, perché dice di aver capito che, a parte il corpo, il vero limite spesso è quello della mente. “Il trucco sta nel focalizzarsi su quello che si ha, più che su quello che non che non si ha. Perché è vero che magari mi manca un pezzo, ma in compenso ho tutto il resto e posso allenarlo. Penso che sia fondamentale riuscire a capire questo. Noi siamo fortunati, ma spesso e volentieri sottovalutiamo la fortuna che abbiamo. Mentre dovremmo imparare a ringraziare per quello che abbiamo e a valorizzare chi siamo, con le nostre potenzialità”. Un’impresa, questa, tutt’altro che semplice da compiere, anche per chi non ha una protesi. Ma il suo sorriso lo fa quasi sembrare facile. E, in ogni caso, fa capire che ne vale la pena. 

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