Vacanza_ No, workation?

di Andrea Mallamo

Le nuove tendenze del settore, messo in ginocchio nel 2020 dal Covid-19, esaminate per noi da Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School

di Niccolò Comerio

A materializzarsi, nel 2020, è stato lo scenario più pessimistico tra quelli previsti dall’Oecd (Organization for economic co-operation and development). Vale a dire una contrazione fino all’80% del turismo internazionale nel corso dell’anno, a cui aggiungere ovviamente una scarsa propensione a viaggiare anche per gli italiani.  

Sembrano così sempre più veritiere le stime della Iata (International air transport association), che ha recentemente posticipato al 2024 il ritorno ai livelli pre-Covid del traffico passeggeri globale, mentre il recupero dei viaggi a corto raggio dovrebbe avvenire più rapidamente, presumibilmente entro il 2023.

Si sperimenta il travel pass

Un piccolo barlume di speranza è rappresentato certamente dai recenti annunci di Pfizer e Moderna, i cui vaccini hanno dimostrato un’efficacia superiore al 90% e sono in attesa di approvazione da parte delle autorità di vigilanza competenti.

A ciò si aggiungono alcune iniziative specifiche per il settore turistico, come il Travel Pass che Iata sta sviluppando per favorire la ripresa dei traffici aerei, creando una sorta di passaporto sanitario che certifichi la negatività al virus di tutti i passeggeri o l’avvenuta vaccinazione per quando sarà possibile farlo. Ad esempio, alla fine del mese di novembre la compagnia aerea United Airlines ha sperimentato questa idea su un proprio volo diretto da New York a Londra, i cui passeggeri sono stati testati per il Covid-19 prima di imbarcarsi direttamente in aeroporto, senza alcun costo aggiuntivo.

Staycation, il turismo dietro casa 

Prioritario diviene quindi il bisogno di sicurezza nella fruizione dell’esperienza turistica, tutelando il più possibile la salute dei viaggiatori mediante adeguate misure di sanificazione, pulizia e maggior distanziamento sociale.

A ciò si aggiungono numerosi trend, che già si stavano affermando precedentemente, e la cui diffusione è stata ulteriormente accelerata dalla pandemia.

Innanzitutto, maggiore è la tendenza a preferire soggiorni in luoghi non distanti da casa (staycation), favorendo così la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, che costituiscono un’alternativa alle destinazioni più battute. Crescente è inoltre l’attenzione al turismo lento, basato su itinerari sostenibili e l’utilizzo di mezzi di trasporto fuori dal comune, come la bicicletta o il cavallo, con l’obiettivo di integrarsi con i luoghi visitati e sentirsene parte.

Si tratta di luoghi che, però, potranno risultare attraenti anche per lavoratori in smart working, per i quali spesso è sufficiente avere un pc e una connessione a internet per svolgere le stesse mansioni, senza doversi per forza recare in ufficio e adottando orari più flessibili. Ad esempio, il Comune di Rimini ha lanciato la campagna VisitRimini, per promuovere la città come destinazione smart per tutto l’anno. Oppure, la scorsa estate, a Courmauyeur è stato possibile trasformare uno chalet ai piedi del Monte Bianco nel proprio ufficio, con postazioni create ad hoc.

Anche all’estero tali iniziative si moltiplicano, dando origine al fenomeno del workation, parola che nasce dall’unione di work e vacation: il governo delle Barbados ha annunciato una nuova iniziativa che prevede l’emissione di un permesso di soggiorno della durata di un anno per lavorare (da casa) sull’isola. Più recentemente anche l’Islanda ha promosso una misura simile, per rilasciare visti di soggiorno fino a un massimo di 6 mesi per lavoratori in smart working con uno stipendio mensile non inferiore a 6.200 euro.

Bye-bye overtourism

Le nuove tendenze potrebbero portare ad archiviare (o quasi) il modello del turismo di massa, conosciuto comunemente come overtourism, già nel mirino negli ultimi anni per la scarsa compatibilità con i temi della sostenibilità ambientale.

La nuova normalità è una sfida incerta…l’importante è che arrivi il prima possibile

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