Un’aula per le audizioni dove le donne maltrattate possano trovare rifugio, con uno spazio accanto per i loro piccoli: Una stanza tutta per sé è la novità al femminile presentata in concomitanza col taglio del nastro della nuova caserma dei carabinieri di Busto Arsizio.
Un’attesa lunga vent’anni
La vecchia sede di via XXV aprile, dove i militari dell’Arma si trovavano dal 1934, non era più sufficiente da tempo. Ma complicate traversie burocratiche hanno bloccato a lungo il trasloco. Fino al mese scorso, con l’inaugurazione salutata da un bagno di folla. A testimonianza del legame che da sempre lega la Benemerita, presente a Busto dalla sua fondazione nel 1814, alla popolazione locale. Al punto che in tanti hanno voluto contribuire al nuovo comando. A partire dagli uomini e dalle donne dell’Arma, che si sono rimboccati le maniche nel tempo libero per completarla.
Il legame col territorio
Non senza, però, il supporto del tessuto cittadino. In primis l’amministrazione comunale, che è riuscita a sbloccare l’annoso iter, ma anche la società civile: da chi ha donato le sedie della sala conferenze, come la Confcommercio bustese, a chi ha regalato le fotografie che abbelliscono molte pareti, come l’Archivio fotografico italiano. Senza dimenticare i lavoratori socialmente utili del Distretto urbano del commercio, che hanno aiutato nel trasloco e verniciato parte della struttura. Fino alle socie del club Soroptimist, con la stanza per l’ascolto dei crescenti reati di genere, nell’ambito di una convenzione che prevede 150 realtà simili in tutta Italia.
in foto: nuova caserma dei carabinieri di Busto Arsizio, inaugurata con la “madrina” Emanuela Piantadosi, Presidente dell’associazione “Vittime del dovere”, orfana del maresciallo capo dei carabinieri “medaglia d’oro al valore civile” Stefano Piantadosi