Milano pigliatutto. O quasi. Anche questo colosso ha infatti un tallone d’Achille. A metterlo nero su bianco è l’Osservatorio che da tre anni misura l’attrattività e la competitività del capoluogo lombardo nel confronto internazionale: “Il punto debole di Milano continua a essere l’accessibilità intercontinentale”, si legge infatti nel report 2019. Il problema del capoluogo lombardo ci riguarda dunque da vicino, visto che il suo scalo con voli transoceanici si trova, in realtà, nel Varesotto.
Alla ricerca di un vettore di riferimento che non c’è
Ebbene, nel documento dell’Osservatorio Milano è spiegato che “la metropoli milanese fa registrare un indice di 30,4 (contro il 47,7 di Monaco e fatto 100 Londra, leader europeo), nonostante i suoi aeroporti muovano più passeggeri (46,9 milioni a Milano contro 46,3 di Monaco) e faccia registrare nel 2018 una crescita del 7% (che si somma al +14% dell’anno precedente). Il sistema aeroportuale milanese continua a essere penalizzato dalla mancanza di un vettore di riferimento che faccia convergere il traffico di media distanza per alimentare le rotte di lunga”. Una questione, peraltro, che Sea, la società di gestione degli scali milanesi, ha più volte evidenziato.
In foto: Armando Brunini, amministratore delegato e direttore generale Sea