Per celebrare i 60 anni del Tempio civico, venerdì 7 giugno alle 20.30 si terrà una messa seguita da una cerimonia pubblica. La manifestazione si terrà all’esterno della chiesetta, dove si trovano la targa dedicata ad Angioletto Castiglioni, l’Albero dei Giusti e una pianta di ulivo. Per l’occasione, abbiamo chiesto a monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio, di raccontare l’importanza di questo luogo.
di Monsignor Claudio Livetti
La Busto agricola
Il Tempio Civico, detto Chiesa di Sant’Anna, ora sorge in pieno centro cittadino, ma anticamente si trovava fuori dall’abitato, all’inizio dell’allora Strada per Fagnano. Nella prima Edicola si venerava la Madonna Addolorata, dipinta e custodita in una cornice ovale. Era una devozione popolare nel mondo agricolo. Infatti a Busto altri due Santuarietti sono dedicati all’Addolorata: la Madonna in Veroncora e la Madonna in Campagna di Sacconago. Questi due si trovano ancora fuori dall’abitato e ogni anno fanno festa con sagre popolari durante il tempo pasquale. I contadini di un tempo, andando e tornando dai campi, salutavano la Madonna, recitando l’Angelus Domini, chiedevano protezione per i raccolti e per la numerosa prole e la ringraziavano per l’aiuto ricevuto.
La Busto del boom industriale
La Cappellina iniziale veniva sostituita dal Tempio attuale, però l’antico ovato raffigurante la pietà veniva conservato e maldestramente inserito nella grande pala d’altare, che rappresenta i Santi Gioacchino ed Anna, genitori di Maria. Busto, incominciando da quattro telai installati dove prima c’era la mucca e l’asino, diventava in breve tempo la Manchester d’Italia. Il benessere cresceva a dismisura. Busto diventava città e aveva un ospedale nell’attuale Palazzo Comunale. La vicina Chiesetta diventava la Madonna delle Grazie invocata prima del ricovero e ringraziata dopo la guarigione. Purtroppo il secolo del benessere economico coincideva con un grave malessere sociale: due guerre mondiali, una dittatura, la deportazione nei campi di sterminio, la guerra civile. La fede dei bustocchi sa che “i giusti sono nelle mani di Dio”; Papa Francesco ha detto recentemente che questi nomi sono tatuati nelle sue mani. Il Tempio Civico dalle lapidi sulle quali sono incisi i nomi delle vittime del secolo violento, sembra piangere le lacrime di fidanzate, spose, figli, mamme.
La Busto del terzo millennio
Il declino dell’industria, l’incertezza del terziario, la mancanza di lavoro per i giovani, la conflittualità politica, sono i grandissimi problemi del nostro tempo. Problemi di non facile soluzione, ma che possono essere risolti se si risolve precedentemente il problema della pace. Il Tempio Civico si pone come “Scuola permanente di educazione alla Pace”. È il progetto ambizioso del Comitato Amici del Tempio Civico, costituitosi qualche decennio fa per la sinergia tra la Parrocchia di San Giovanni (proprietaria), il Comune (comodatario) e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, raggruppate dal compianto cittadino benemerito Angelo Castiglioni. Al di sopra della valorizzazione storica e artistica del Tempio è importante l’azione morale e pedagogica. In città tante Scuole insegnano tante materie. Il Tempio Civico propone una materia fondamentale: la Pace. Essa è impressa nei nomi che tappezzano le pareti interne ed è richiamata dai rintocchi della campana votiva, che suona ogni giorno all’alba e al tramonto. Solo con la Pace si possono affrontare e risolvere tutti gli altri problemi.