Dopo il terribile incendio di inizio gennaio a Varese, riceviamo e pubblichiamo la riflessione della guida escursionistica Vincenzo Di Michele, attivo sul fronte dell’educazione ambientale e appassionato di fotografia naturalistica, che ha seguito il rogo da vicino
di Vincenzo Di Michele
Oltre 400 ettari di boschi e prati sono andati distrutti e centinaia (se non migliaia) di animali sono morti. Questo è il bilancio dell’incendio del Monte Martica (rogo favorito dalla lunga siccità e dal vento secco di favonio). Ciò che si è infiammato è principalmente il sottobosco, costituito da uno spesso strato di foglie ed erba secca. Pochi sono stati gli alberi interamente bruciati.
Il danno c’è, anche se (quasi) non si vede
Infatti, chi dovesse guardare ora l’area incendiata, poco o nulla noterebbe dopo il passaggio del fuoco (se non le macchie nere nelle aree aperte): gli alberi sono ancora tutti in piedi ed apparentemente sembrano non aver subito danni alle chiome. Tuttavia, se osservassimo più da vicino le singole piante e soprattutto gli arbusti, vedremmo che il loro colletto (la base del fusto) è stato gravemente danneggiato dal fuoco o dal calore.
Speriamo non sia una “maledetta primavera”
Con quali conseguenze? Al momento non è ancora possibile trarre un bilancio esaustivo, bisognerà attendere la primavera per poter quantificare l’ammontare del danno. Il fuoco, infatti, per danneggiare l’albero non deve necessariamente incenerirlo, basta che il calore abbia “cotto” lo strato di legno poco sotto la corteccia (“cambio”) per infliggere pesanti danni alla pianta, finanche portarla alla morte, senza considerare il danno arrecato alle gemme per l’intenso calore. È pur vero che alberi diversi rispondo al fuoco in modo diverso: generalmente quelli che hanno una corteccia più spessa ed hanno un legno più secco, come le querce, resistono meglio. Perciò il danno complessivo agli alberi potrebbe essere abbastanza contenuto (come dimostrato in molte aree del Campo dei Fiori).
La strage degli animali
Chi è stato realmente colpito da questo evento sono gli animali: scoiattoli, ghiri, ricci, rospi o salamandre, così come caprioli, volpi o tassi, sono stati sorpresi dalle fiamme e, se incapaci di mettersi in salvo (molti erano in letargo, altri erano troppo lenti o semplicemente sono stati presi dal panico), sono arsi vivi. Anche coloro che vivevano sulle chiome degli alberi o al “sicuro” nelle tane non se la sono passata meglio poiché sono stati intossicati dal fumo. Pochi ci pensano, ma anche moltitudini di insetti sono periti nell’incendio. Questi animali sono alla base della rete alimentare del bosco e la riduzione del loro numero avrà sicuramente conseguenze sull’ecosistema generale.
La perdita di fertilità
Esiste un ultimo effetto residuale legato all’incendio: la cenere cambia le caratteristiche chimico-fisiche del suolo, altera il pH e forma un leggero strato “impermeabile” all’acqua. Quando la pioggia cadrà sul suolo, già restio ad assorbire acqua per la lunga siccità, sarà soggetto ad erosione e possibili smottamenti, il che ne causerà una generale perdita di fertilità.
Ph: Vincenzo Di Michele