Comunicare con le emozioni

di Andrea Mallamo

Gli animali non sono in grado di conversare con le parole, ma riescono a farsi capire in modo diverso. A spiegarlo ai nostri lettori è Sabrina Giussani, di Busto Arsizio, past president di Sisca, la società italiana delle scienze relative al loro comportamento 

di Sabrina Giussani

 

Come comunicano gli animali? In alcuni cefalopodi, come le seppie e i polipi, sono presenti “precursori delle emozioni”: questi animali provano dolore, stress e sofferenza, ma non è ancora definito se queste percezioni siano simili alle nostre.

 

Saper interpretare lo scodinzolio

Mentre le espressioni del viso (dilatazione delle palpebre e della pupilla, posizione delle orecchie) e la tensione dei muscoli del corpo indicano che cosa il cane o il gatto stiano provando in quel momento. Il messaggio trasmesso è completato anche dai movimenti della coda. Siamo portati a pensare che il fatto che questa parte del corpo nel cane si muova sia sempre legato alla percezione di un’emozione positiva, come per esempio la gioia. Lo scodinzolio, invece, indica l’eccitazione dell’animale, ma è il resto del corpo che definisce cosa sta per accadere.

 

Fight or flight

Infatti, il cane, il gatto e molti altri mammiferi sono capaci di provare emozioni primarie o di base come la gioia, la paura, la tristezza, la rabbia, il disgusto e la sorpresa. La paura, per esempio, è un’emozione che insorge in modo automatico come risposta a uno stimolo esterno considerato minaccioso: la pupilla si dilata, la frequenza del respiro e il battito cardiaco aumentano e il corpo si prepara a rispondere all’evento stressante. Il cane o il gatto possono fuggire o aggredire: la risposta fight or flight (combattere o fuggire) è una reazione normale e fisiologica. 

 

Condizioni diverse, reazioni differenti

Secondo Mills, un ricercatore inglese, il cane nelle condizioni positive (per esempio, la gioia) utilizza più spesso i muscoli che portano ad avvicinare le orecchie alla testa. Nelle condizioni negative (per esempio la rabbia o la paura) è più frequente l’azione dei muscoli che porta a socchiudere le palpebre, leccare le labbra, tenere la bocca aperta, leccare il naso e appiattire le orecchie sulla testa.

 

Il modello da seguire

È addirittura probabile che il sistema emotivo del cane e del gatto si sia evoluto non soltanto per facilitare la comunicazione con i propri simili, ma anche con noi. Un recente studio, infatti, ha rilevato che i cani emettono molte più espressioni facciali quando li osserviamo e sono capaci di sollevare il sopracciglio per assumere un’espressione che ricorda la tristezza, così da attirare la nostra attenzione.Del resto, il processo di domesticazione ha permesso agli animali di trascorrere molti anni al nostro fianco. Questa vicinanza ha favorito la nascita di una “comunicazione condivisa”: cane e gatto, per esempio, sono capaci di “leggere” le emozioni che provano gli esseri umani osservando il movimento dei muscoli del volto e ascoltando la loro voce. Infatti, i membri della famiglia sono considerati un “porto sicuro” e un “modello da seguire” tanto da essere in grado di influenzare il cane nella scelta tra un piatto contenente tanto cibo e uno con una quantità ridotta; la “scelta controproducente” porta l’animale a preferire pochi bocconcini rispetto a un lauto pasto. 

 

Come cane… e gatto

Anche i gatti sono capaci di riconoscere quando i membri della famiglia sono tristi, arrabbiati, felici e così via. I piccoli felini, quindi, ci capiscono e adattano il loro comportamento al nostro stato emotivo.

 

Foto: Il medico veterinario Sabrina Giussani con uno dei suoi cani

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