Rischi ad alta quota

di Andrea Mallamo

Luigi Festi, coordinatore del Master in Mountain Emergency Medicine delle Università dell’Insubria e Milano-Bicocca, parla dell’importanza di un turismo montano consapevole

di Luigi Festi

La montagna è di nuovo al top. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito alla sua riscoperta, con una nuova valorizzazione dell’ambiente alpino da parte del grande pubblico. Non soltanto in inverno, con la pratica dello sci, ma soprattutto nel periodo estivo.

Voglia di sport all’aria aperta

I cambiamenti climatici, che hanno comportato un evidente aumento delle temperature, così come l’allentarsi della pandemia, con la voglia di evadere e di riscoprire le vacanze di prossimità, hanno spinto sempre più persone verso l’ambiente montano. Anche i media hanno influito nel valorizzare questo fenomeno, diffondendo e invogliando alla pratica di sport all’aria aperta, meglio se estremi ed adrenalinici. Vi è stata quindi una grande valorizzazione del territorio, che ha spinto migliaia di persone a un turismo tra le cime.

L’altra faccia della medaglia

L’altra faccia della medaglia è che la frequentazione dei monti purtroppo talvolta è scarsamente consapevole, in un ambiente che non dobbiamo dimenticare oggettivamente pericoloso, e soggetto a cambiamenti metereologici sempre più frequenti e in qualche caso catastrofici.

Pericoli tra le cime

Nel frattempo, la medicina di montagna da anni si sta evolvendo, diventando fondamentale nello studiare e comprendere i fenomeni fisiologici che derivano dall’esposizione alla ipossia da alta quota o ai repentini cambiamenti di temperatura dovuti a fenomeni atmosferici sempre più estremi, con casi di ipotermia talvolta letali, pure nel periodo estivo. 

Un Master ad hoc

L’Università dell’Insubria ha raccolto e valorizzato le competenze scientifiche e cliniche che si occupano delle patologie legate alla montagna, nei suoi vari aspetti, in un corso di alta formazione: il Master in Mountain Emergency Medicine, diretto dal professor Giulio Carcano, nato con l’obiettivo di garantire una formazione medica ed infermieristica in grado di affrontare con alta professionalità tutte le situazioni di pericolo dell’alta quota e in generale all’ambiente alpino. Il master, diventato punto di riferimento nell’emergenza in montagna con il coinvolgimento delle maggiori strutture internazionali del soccorso in Europa e Stati Uniti, risponde alla necessità, apparsa evidente negli ultimi anni, di effettuare sia nel periodo invernale sia soprattutto nel periodo estivo – con la riscoperta dell’alpinismo e dell’arrampicata – operazioni di soccorso terrestre e di elisoccorso sempre più complesse, numerose e di estrema difficoltà.

La valorizzazione della Mountain Emergency Medicine 

L’edizione che è appena partita, in lingua inglese, in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, conta 11 studenti, tutti medici, di cui 2 americani, 2 svizzeri, 2 tedeschi e gli altri italiani. L’obiettivo finale è quello di arrivare ad una valorizzazione clinico-scientifica della Mountain Emergency Medicine assimilandola ad una specialità vera e propria, consapevoli che in futuro ci sarà sempre più necessità di personale medico e infermieristico preparato e dedicato alle emergenze in ambiente impervio e difficile.

Articoli Correlati