Il floral designer gallaratese Marco Introini ripercorre per i nostri lettori la storia del giardinaggio dalle origini a oggi. Con tanti esempi virtuosi sul territorio e un’interessante proposta per Varese
di Marco D. Introini
Sin dall’antichitĂ , l’uomo ha cercato di circondare la propria dimora col verde, dapprima per provvedere alla propria sussistenza (quindi, sarebbe piĂą corretto parlare di orti), poi per godere di uno spazio di piacere e svago: un’area che, dal rinascimento in avanti, diventa luogo di bellezza e armonia per ricevere degnamente gli ospiti. Chiaramente piĂą alto era il ceto sociale dei proprietari, piĂą raffinati diventavano i giardini, con spazi piĂą o meno geometrici, in cui l’eleganza architettonica si sposava con l’arte topiaria, si inserivano statue e fontane, percorsi con l’acqua e filari di alberi, privilegiando pe vedute piĂą ammalianti.
L’Italia in fiore
Insomma, nelle ville patrizie, il gusto estetico dei proprietari diventava l’elemento importante non soltanto nella costruzione del giardino, ma anche nel mantenimento, migliorandolo, cercando nuove varietĂ esotiche di piante e fiori o nuovi elementi per renderlo piĂą interessante. Pensiamo per esempio alla collezione di camelie dell’Isola Bella, o alla grandissima varietĂ di essenze di Villa Taranto, o ancora ai giochi d’acqua di Villa Toeplitz, o alla enorme collezione di rose del Roseto di Villa Reale a Monza, o al bellissimo giardino a lago e alla loggia di Villa del Balbianello sul lago di Como.Â
L’Eden prealpino
In un’Italia ricca di questa tradizione green, Varese emerge e si fregia dell’appellativo di CittĂ Giardino, in quanto gode del microclima dei nostri laghi che fa sì che le piante abbiano facile vita e possano resistere anche varietĂ non proprio autoctone. Il capoluogo di provincia prealpino, inoltre, nella sua storia ha vissuto di una crescita piuttosto omogenea, almeno fino agli inizi del Novecento, con una grande varietĂ di ville patrizie circondate di ampi spazi verdi.
Dal punto vista architettonico passiamo dal classico impianto all’italiana dei Giardini di Palazzo Estense fino ai numerosissimi giardini in stile inglese, delle tante ville liberty di Biumo e Velate.
Il verde dimenticato
Visto dall’alto quindi, il nostro territorio, per nostra fortuna, è ancora ricco di verde e sorvolando Varese si vedono le magnifiche geometrie dei giardini. Ciò che a mio avviso difetta un po’, però, è una migliore cura degli spazi condivisi, perchĂ© per fregiarsi dell’appellativo di CittĂ Giardino non basta la cura dei giardini tout court, ma serve anche il decoro delle scarpate stradali e ferroviarie, la cura delle aiuole e in generale di tutti quegli spazi che finiscono per diventare un po’ terra di nessuno.Â
Cittadinanza attiva dal pollice verde
Per praticare giardinaggio recuperando gli spazi dismessi, dove però in quel caso non si aveva diritto di coltivare, all’inizio degli anni Settanta a New York nacque il Guerrilla Gardening. Si trattava ovviamente di un fenomeno estremo, ma che ebbe almeno il pregio di rendere bello ciò che era fatiscente. Quindi, senza arrivare a questi livelli, ma cavalcando l’onda della rinnovata sensibilità ambientale soprattutto tra i giovani, si potrebbe ora pensare di coinvolgere i varesini in un progetto di cittadinanza attiva dal pollice verde. Potrebbe essere una soluzione per rendere il capoluogo di provincia davvero degno del suo soprannome? Chissà . Di certo, non ci sarebbe molto da perdere. Anzi, ci sarebbe soltanto da guadagnare. Facendo (ri)sbocciare la bellezza là dove ora c’è degrado.
In foto: I giochi d’acqua del Giardino di Villa Toepliz, recentemente restaurati (da archivio Settembre 2020, Focus, Villa Toepliz) Ph Marco D. Introini