A sinistra, Elodie e Marco Mengoni a Sanremo 2023.
Foto e bouquet di Sabina Di Mattia
Il floral designer gallaratese Marco Introini ci parla della presunta, affascinante interazione fra musica e natura, dai fiori alle viti
La vigna “ascolta” Mozart? Bontà per l’anima, oltre che per il palato
Musica e fiori sono due costanti della mia vita, due punti fermi di cui non posso fare a meno, l’uno concatenato all’altro; il fatto che questi due elementi possano interagire fra di loro, oltre che con me, stimola moltissimo la mia curiosità.
Dalla Scala a Sanremo
Di sicuro, i fiori sono funzionali alla musica: pensiamo a quanto sono decorati e belli i nostri teatri storici con motivi floreali, nei palchi, nei ridotti, nei foyer. In occasione dei concerti poi è usanza regalare al Direttore d’orchestra e ai Soprano mazzi di fiori, i grandi successi alla Scala di Milano vengono salutati ed applauditi con lanci di fiori dal loggione. Passando dalla musica classica a quella moderna, pensiamo al Festival di Sanremo, dove gli artisti in gara e gli ospiti ricevono sempre i bellissimi mazzi con i fiori delle Riviera Ligure.
Ritmo naturale
Una sorta d’interazione, o per dirla come Foscolo, una “corrispondenza d’amorosi sensi” in effetti pare che ci sia. Alcuni studi di mezzo secolo fa, seppur ancora controversi, hanno verificato che esiste pure un’interazione fra la musica e il mondo vegetale in genere. Già in passato su VareseMese avevo parlato di come le piante nei boschi riescano a comunicare fra di loro anche a grandi distanze, tramite batteri funghi e spore e il fatto che alcune essenze manifestino sensibilità anche ad una stimolazione acustica è sicuramente un fatto che incuriosisce.
Come un girasole?
Il primo ad occuparsene fu Darwin, che provò a suonare il suo fagotto davanti ad una mimosa pudica, per verificarne eventuali reazioni, che lui stesso rilevò non essere degne di nota. Quello che rilevò invece fu il tropismo, ovvero il fatto che i fiori possono orientarsi diversamente se sottoposti a stimoli. Pensiamo all”eliotropismo, che è il fenomeno che fa spostare i girasoli verso la luce. Di un vero e proprio tropismo musicale, però, pare non vi sia traccia. Certo è, comunque, che i vegetali sono in grado di percepire fino a 20 stimoli differenti: luce, freddo, caldo, ma anche rumore e suoni.
Agricoltura bionosora
Per questo, negli anni Sessanta del secolo scorso, in India vennero condotti esperimenti su piante in laboratorio, sottoponendole a stimolazione con musica classica: lo studio rilevò una crescita maggiore del 20% e uno sviluppo dei germogli superiore fino al 65%. Anche se su questi studi la comunità scientifica è ancora divisa, ci sono imprenditori che hanno deciso di seguirli con convinzione, lavorando su progetti di agricoltura biosonora, basati sulla cosiddetta Frequenza “aurea” di 432 Hz (che pure, per inciso, è una teoria pseudoscentifica). Così cono nate aziende agricole e vitivinicole che hanno installato, nei propri poderi, sistemi di altoparlanti che diffondono brani di musica classica, perlopiù di Mozart e Vivaldi, Bach e Handel. Vista la convinzione di chi la pratica, pare che la cosa sia gradita alle vigne, e alle coltivazioni in generale, e sgradita invece ai parassiti, che al contrario non gradiscono in generale le vibrazioni sonore. Il che fa sì che siano più limitati gli interventi con fitosanitari: ciò mi fa pensare che agli insetti non piaccia la musica barocca.
Brindisi musicali
In definitiva, il fatto che questi studi siano asseverati dalla Comunità scientifica internazionale o che piuttosto siano semplicemente frutto di una visione del mondo molto new age, una cosa è sicura: diffondere bellezza fa bene a tutti, quindi sapere che un buon vino sia frutto di una vigna baciata del sole e dalle note di Mozart non può che dare soddisfazione al cuore e all’anima.
di Marco Introni