Marco Introini, floral designer di Gallarate, parla della sfida climatica e ambientale, ricordando gli obiettivi da centrare entro il 2030 per le Nazioni Unite, ma anche riflettendo sulle nostre comunità locali
“Bisogna riforestare il pianeta”
di Marco D. Introini
Una delle principali sfide del nuovo millennio è riforestare il pianeta, dato che nell’ultimo secolo abbiamo assistito ad una crescita smodata delle città e a tagli sconsiderati nelle foreste che hanno generato numerosi problemi; ora tocca correre ai ripari anche per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici, che ci espongono a calamità naturali, siccità, ondate di calore, inondazioni, smottamenti e via discorrendo.
Obiettivo 2030
Durante il Summit sul Clima promosso dalle Nazioni Unite, è stato presentato un progetto che si propone di realizzare nei pressi di 90 città dall’Africa all’Asia Centrale 500.000 ettari di nuove foreste urbane e 300.000 ettari di foreste naturali da mantenere e ripristinare entro il 2030. Un obiettivo molto ambizioso che però non è nemmeno troppo utopico, se realizzato passo dopo passo, e che può essere integrato con gli altri progetti in corso d’opera anche negli altri continenti.
In città…
E’ quindi prioritario intervenire anche da noi massicciamente nelle città, dato che queste ultime producono circa il 70% della CO₂ presente nell’atmosfera, mentre i boschi arrivano ad assorbirne il 40%. Quindi, se riusciamo ad aumentare il verde urbano, possiamo, grazie alla fotosintesi, migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, preservare il suolo, tenere sotto controllo le temperature, specie nei periodi caldi, aumentando di fatto la resilienza delle aree urbane.
… e nelle foreste
Naturalmente poi, non bastano solo gli interventi urbani, ma servono anche quelli nelle foreste. Abbiamo ben presente il disastro causato ai boschi del Campo dei Fiori, dove all’inizio dello scorso ottobre, migliaia di alberi sono stati abbattuti da una tromba d’aria di proporzioni sicuramente eccezionali per il nostro territorio.
Anche le piante invecchiano
Inoltre, sempre più spesso, capita di leggere sulla stampa di cittadini che protestano per abbattimenti di alberi, dettati da varie ragioni, a volte per motivi di sicurezza, altre per limitare il diffondersi di attacchi fungini o insetti (tipo la Xilella), altri ancora per motivi estetici e funzionali, legati all’ampliamento di strade o ferrovie, oppure infine per mera speculazione edilizia. Chiaramente è più che rispettabile l’intenzione di proteggere le piante, specie nell’ultimo caso, ma talvolta non ci si focalizza sul fatto che è sicuramente importante limitare i tagli, ma è molto più importante favorire i nuovi impianti, anche perché gli alberi come le persone hanno una vita limitata nel tempo.
Un albero per ogni nato… in teoria
Nel 1992 entrò in vigore la legge 113, che prevedeva per i Comuni l’impianto di un albero per ogni nuovo nato: una norma molto sensata per promuovere la forestazione urbana e lo sviluppo del patrimonio arboreo, però sull’effettiva applicazione ci sarebbe molto da discutere, visto che ci sono Comuni in arretrato di anni con le piantumazioni.
Preverdissement, questo (s)conosciuto!
Un’altra norma, in vigore in Regione Lombardia dal 2012, incentiva gli interventi di preverdissement, traducibile con il termine di “piantumazione preventiva”, che viene applicata in caso di nuovi interventi edilizi. In buona sostanza, si interviene piantumando le aree che da progetto rimarranno a verde all’inizio del cantiere, invece che alla fine, con il risultato che a lavori finiti, le piante avranno raggiunto dimensioni più consone e anche un miglior risultato estetico.
La tecnica ha, fra le altre cose, pure il vantaggio di essere economica, veloce, efficace, molto semplice da realizzare e migliora sensibilmente la qualità urbana, oltre che l’accettazione sociale degli interventi di trasformazione.
A ogni spazio il suo tocco green
Ultimo aspetto, ma non meno importante a mio giudizio, è intervenire nelle piantumazioni con essenze autoctone nelle forestazioni, e con essenze rustiche e resistenti all’inquinamento negli interventi urbani: casi stridenti come quello di piazza Duomo a Milano hanno più una valenza in termini di comunicazione, che non estetica o ambientale.
Semi di speranza
In generale, è sempre bene ricordare che città ricche di verde urbano sono più belle da vivere e rappresentano una giusta eredità per le generazioni future.