“Negli anni Ottanta qui germogliarono le prime scuole di floral design”
di Marco D. Introini
I 40 anni che festeggia il nostro giornale sono qualcosa d’importante, un qualcosa che ci ferma per un istante come in un fotofinish, per farci girare il capo indietro e riguardare ai nostri anni di vita vissuta, ma con occhi diversi, facendo un’analisi su come sia cambiata la situazione attorno a noi.
La nascita dell’arte floreale
Parlando di floral design, gli ultimi quarant’anni sono stati importantissimi e determinanti per come la conosciamo ora. Volendo avventurarci in una digressione storica di stile manzoniano, potremmo dire che l’arte floreale vera e propria è stata codificata per la prima volta negli anni Venti del secolo scorso. Fino ad allora, si assemblavano i fiori in vaso senza prestare attenzione a particolari regole, ma puntando semplicemente a fare in modo che potessero ben attingere l’acqua e che il loro posizionamento creasse motivo di decorazione.
Un secolo di studio
A partire da cent’anni fa, dunque, s’iniziarono a definire degli stili e a elaborare i concetti di proporzione, equilibrio, ritmo, gradualità, ripetitività, armonia e contrasto. Fino ad allora, i fiori potevano essere posizionati sono in un senso, in modo che avessero l’assorbimento idrico, ovvero con lo stelo verso il basso e il fiore in alto; già posizionare i fiori in orizzontale era molto complicato, i contenitori che si utilizzavano dovevano essere riempiti con sfagno inzuppato d’acqua in modo da poterci incastrare gli steli, ma il fissaggio non era particolarmente stabile.
L’invenzione che cambiò tutto
Ma a metà degli anni Cinquanta un’invenzione stravolse il modo di lavorare: venne infatti realizzata la prima spugna fenolica, ovvero quella che conosciamo come spugna per fioristi, e da lì in poi comporre con i fiori divenne un’arte a tutti gli effetti, in quanto i fiori potevano essere lavorati in ogni posizione possibile.
I favolosi anni Ottanta
Qui la storia dell’arte floreale in Italia inizia a sovrapporsi perfettamente a quella del nostro giornale, perché proprio agli inizi degli anni Ottanta nascono le prime scuole per comporre i fiori nel nostro Paese. Vi basti sapere che, nell’edizione 1981 di Euroflora Genova, i concorsi estetici passarono da 393 della prima edizione a ben 620, segno che i nuovi stimoli nell’arte floreale, fecero breccia anche sul pubblico. Sempre nello stesso decennio nacquero i primi importanti concorsi, dove i fioristi sperimentavano nuove linee e nuovi stili di composizione.
Composizioni sempre più “verdi”
Da lì in avanti è stato tutto un moto in crescendo: dapprima lavorando soltanto con essenze botaniche, poi iniziando a realizzare composizioni su struttura con le tecniche importate dal Nord Europa e quindi inserendo anche altri tipi di materiali insieme ai fiori. Infine, arrivata una maggiore attenzione alla sostenibilità e quindi si è iniziato a limitare l’utilizzo della spugna fenolica solo ove effettivamente necessario, utilizzando altre tecniche quali fialette di vetro e plastica per l’idratazione dei fiori, oltre a filo metallico per il loro sostegno.
Da studente a docente
Se guardo alla mia vita professionale, anche quella si sovrappone perfettamente all’esistenza della testata, in quanto frequentai la scuola per diventare fiorista nel 1982 a soli 14 anni e dopo oltre 3 decenni di professione ora sono docente di arte floreale: quindi, dall’apprendere sono passato al formare le nuove generazioni di professionisti
Il futuro germoglia
Come per VareseMese, gli ultimi 40 anni di arte floreale sono stati improntati a un forte cambio di paradigma: chissà come saranno i prossimi 40? Auguri di lunga vita alla nostra testata!