Nella puntata di Varese, diamo i numeri andata in onda su Rete55 venerdì 2 novembre e sempre consultabile sul nostro sito, ci siamo avventurati in un viaggio tra le performance dei territori lombardi
di Chiara Milani
Varese è sul podio lombardo. Di più. Guardando il binomio lavoro e qualità della vita, forse è seconda soltanto a Milano per capacità di richiamo. E’ ciò che emerge spulciando il libro Welcome In – Percorsi di attrattività territoriale, pubblicato da Guerini Editore e firmato da Massimiliano Serati, direttore del Centro di ricerca sullo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc Business School.
Una provincia, tanti territori
Non vi sveleremo il finale a sorpresa di questo viaggio di ricerca ed esplorazione narrato all’interno di una storia. Vi racconteremo invece come si piazza nei vari ambiti il nostro territorio. Anzi, i nostri territori, perché il Varesotto conferma di racchiudere diversi microcosmi dalla spiccata identità “che, tuttavia, possono essere compresi a fondo soltanto all’interno dei meccanismi d’interazione con altri”, per dirla con le parole dell’autore, che ha firmato i vari capitoli assieme a cinque ricercatori: Andrea Venegoni, Fausto Pacicco, Federica Sottrici, Luigi Vena e Niccolò Comerio.
Il Basso Varesotto catalizza imprese… e cittadini
Per quanto riguarda la capacità di attrarre e stimolare attività di impresa, la provincia di Varese si colloca al terzo posto con un punteggio di 9.8 (scala da 0 a 20), alle spalle di Milano (12.5) e Monza-Brianza (11.7). Predisposizione allo sviluppo molto spiccata nell’area di Busto Arsizio, includendo Malpensa ed il Saronnese, grazie a infrastrutture e alla dotazione di capitale umano ed economico, fra le più alte in assoluto. Più indietro altre aree della provincia. Ciò ha comportato capacità diverse di reazione alla crisi economica, riflesse anche dalla dinamica demografica, con una crescita di popolazione nel Basso Varesotto e una perdita di abitanti nell‘Alto.
Resilienza a due velocità
La conferma arriva dall’analisi sulla “resilienza” del territorio: un quadro “a due velocità”. Mentre il cluster Sud-Pedemontana-Alto Milanese si conferma ai vertici regionali in quanto a capacità di resistere e adattarsi a mutamenti avversi in linea con i territori più avanzati (Milano e Area metropolitana), l’Area Nord-Laghi mostra maggiori difficoltà, finendo a metà classifica, ma con una tensione al miglioramento. Presupposto fondamentale per resistere e trarre vantaggi dall’evoluzione del contesto economico è la presenza di filiere produttive integrate sul territorio.
Tris d’assi: chimica, meccanica e farmaceutica
Ma quali sono i settori che hanno mostrato la maggior crescita in termini di competitività, produttività e spinta all’investimento nel periodo tra la crisi economica e alla ripresa (2008-2016)? Chimica (+2.7%), meccanica (+2.4%) e farmaceutica (+1.9%), cioè gli ecosistemi produttivi avanzati, che non a caso qui sono particolarmente sviluppati e costituiscono il motore della manifattura. La propensione all’innovazione, dei prodotti e dei processi, è il fattore chiave per mantenersi competitivi e cogliere le opportunità create dalla globalizzazione dei mercati e dalla quarta rivoluzione industriale. Però servono lavoratori qualificati.
Talenti: Varese nella “Top 3”, ma l’hi-tech è a Sud
Anche per quanto riguarda la formazione di figure professionali di alto profilo, la provincia di Varese si colloca nella Top 3 (con un punteggio di 77.4 in una scala 0-100), ancora una volta poco distante dalle province di Milano (87.5) e Monza-Brianza (81.8). E in questo caso la performance è omogenea. Se si analizza però la collocazione delle imprese hi-tech – con più propensione all’innovazione e, quindi, maggiore utilizzo di competenze tecniche elevate – si osserva di nuovo una chiara prevalenza lungo l’asse Saronno-Busto-Gallarate-Malpensa. Di qui il fenomeno dei pendolari, che porta pressione sul sistema infrastrutturale e pone al centro il tema dei servizi per la persona.
Qui si vive bene
Oltre a ricchezza e sviluppo economico, concorrono a soddisfare i cittadini anche salute, istruzione, attività personali (incluso il lavoro), relazioni sociali, ambiente e livello di sicurezza complessivo.
“Sintetizzare tutti questi aspetti in un indicatore univoco, che restituisca una misura complessiva del benessere individuale, è una delle maggiori sfide delle discipline socio-economiche moderne. Lo strumento da noi sviluppato, il WIT (Well-being Index for Towns), consente di avere una simile misura per ciascun comune lombardo”, commenta Serati. Dall’analisi emerge come – assieme all’area metropolitana di Milano, Basso Comasco e Brianza e Alta Valtellina – i centri del Varesotto registrino valori di rilievo.
Calcolando che, in vacanza, cerchiamo ambienti tranquilli ma stimolanti, con buoni servizi e iniziative ricreative e culturali, è molto probabile che vi sia una stretta correlazione tra benessere e grado di attrazione turistica di un territorio.
A ogni turista il suo angolo di Varesotto
Così, a sorpresa per molti, tra il 2008 e il 2016 le presenze di turisti in Lombardia sono aumentate del 50,3%, per un totale di 37 milioni di unità, il 9,2% del dato registrato nel Paese. Con un’ulteriore crescita nel 2017 (+ 7,9% gli arrivi e + 6,6% le presenze). Tanto che la nostra oggi è la seconda regione turistica in Italia, subito dietro al Veneto. “In base alle nostre stime e in assenza di choc strutturali di rilevante entità che alterino i trend fisiologici consolidatisi negli ultimi 10 anni, si può ipotizzare il sorpasso lombardo entro il 2022”, prevedono i ricercatori della Liuc. All’interno di questo contesto, i territori della provincia di Varese si distinguono per l’alto potenziale turistico: ambientale, culturale, business, sportivo e ricreativo. Con la riscossa del Luinese e del Basso Verbano. Anche se – pur con diverse vocazioni – ogni angolo del Varesotto sta attraendo sempre più turisti.