L’economista Massimiliano Serati, professore di Politica economica all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza, ha spiegato le possibili ricadute locali del Piano nazionale di ripresa e resilienza alla nostra trasmissione in onda ogni primo venerdì del mese verso le 20.10 su Rete55
di Chiara Milani
Si fa un gran parlare del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma quanti lo conoscono davvero? Quali sono, per esempio, gli obiettivi chiave? Lo abbiamo chiesto all’economista Massimiliano Serati, professore di Politica economica all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza, che ci ha risposto: “È uno strumento molto complesso. Riassumendo, potremmo dire che si tratta di un insieme di investimenti mirati e di riforme finanziate con risorse europee, la cui logica è quella di aiutare i Paesi europei a recuperare i danni subiti per effetto della pandemia e contemporaneamente risolvere problemi strutturali storici. Per esempio, per l’Italia la lenta crescita della produttività, piuttosto che i divari territoriali Nord-Sud o ancora le disparità di genere. Quindi, una grande operazione che non ha precedenti né per tipologia né per volume di risorse e che è proprio in questo momento ai suoi inizi”.
Uno sguardo d’insieme al Piano lo vede dunque puntare a costruire un Paese più rispettoso dell’ambiente, innovativo e digitalizzato, più aperto ai giovani e alle donne e più coeso territorialmente.
Riforme e investimenti
La struttura del Pnrr prevede appunto riforme e investimenti. “Il capitolo degli investimenti è quello più corposo e articolato in 6 linee d’intervento, che spaziano dalla transizione ecologica verso un sistema più sostenibile al tema dell’innovazione digitale, fino a quello delle infrastrutture. Quindi, abbiamo un capitolo sull’inclusione sociale e uno piuttosto importante sull’istruzione. E poi abbiamo il tema della salute che diciamo in questi ultimi mesi è stato di grande attualità”. Quanto alle riforme, “la griglia prevista dai regolamenti europei non è così rigida, ci sono più spazi di manovra, ma noi ci stiamo muovendo nella direzione di una riforma della pubblica amministrazione, di cui si parla da anni. Una riforma della giustizia e poi anche verosimilmente alcuni interventi proprio nel campo della sanità e dintorni”.
Il volano per Varesotto e Alto Milanese
In particolare, alcune linee d’attività sono di grande interesse per il nostro territorio. “Diciamo intanto che l’operazione cuba intorno ai 230 miliardi di euro per l’Italia, che sono tantissimi soldi rispetto agli usuali investimenti del passato. Diciamo che quasi 200 vengono dal fondo europeo, mentre circa una trentina arrivano da un fondo di integrazione con risorse nazionali”, ricorda innanzitutto l’esperto, che prosegue: “Grosso modo, le 6 linee d’investimento che dicevo prima cubano tra i 30 e i 45 miliardi ciascuna. Dentro troviamo alcune cose che per il nostro territorio potrebbero essere piuttosto interessanti”. Su tutte, Serati ne cita 3: la prima riguarda il tema dell’istruzione professionalizzante, quindi la formazione di tecnici, che sono tanto richiesti e così poco trovati dalle nostre imprese. La seconda riguarda il tema delle filiere produttive, della loro internazionalizzazione, cruciale per un territorio come il nostro che è così internazionale, ma che ha diciamo perso qualche colpo in epoca recente. Poi ci sono interessanti prospettive di investimento sul tema dei trasporti e delle infrastrutture, con particolare riferimento ai due estremi, quello dell’alta velocità, che forse per noi e’ meno cruciale, e quello dei trasporti regionali, che invece vista la nostra dimensione di pendolarismo è estremamente importante. Ma l’economista assicura che l’elenco delle cose interessanti sarebbe ben più lungo.
L’impatto sull’economia
Resta dunque da capire quale sia l’impatto atteso per l’economia. “Ci attendiamo da qui al 2026 circa 4 punti percentuali di Prodotto interno lordo in più e circa 3 punti percentuali in più di occupazione. Questo ovviamente a meno di altri imprevisti shock che potrebbero capitare”, conclude il professore. La speranza, naturalmente, è che di nuovi scossoni non ce ne siano.
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Struttura
2
La struttura del Piano nazionale di ripresa e resilienza si basa su riforme e investimenti
3
Gli obiettivi chiave sono riparare i danni della crisi pandemica, contribuire ad affrontare le debolezze strutturali e la transizione ecologica
4
Il Pnrr mira ad avere un Paese più: innovativo e digitalizzato, rispettoso dell’ambiente, aperto ai giovani e alle donne, coeso territorialmente
6
Le missioni sono: digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde e transizione ecologica; mobilità sostenibile, istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute
3
I problemi di fondo affrontati in modo orizzontale e strutturato sono: disuguaglianza di genere, inclusione giovanile e divari territoriali
Investimenti
222 mld
Gli investimenti complessivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza l’approccio integrato tra RRF (191,5 mld) e fondo complementare (30,6 mld)
27%
Gli investimenti previsti per la digitalizzazione, 40% quelli per il contrasto climatico e 10% per la coesione sociale come eredità per le generazioni future
18,5
I miliardi per rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure
+4
I punti percentuali di Prodotto interno lordo attesi da qui al 2026, con circa 3 punti percentuali in più di occupazione