Quest’estate ci siamo rituffati anche nella cultura. Ma che cosa ci aspetta con la ripresa delle scuole? Nell’ultima puntata della stagione 2020-2021 della nostra trasmissione d’approfondimento Varese, diamo i numeri ne abbiamo ne abbiamo parlato con l’economista Massimiliano Serati e il cartoonist Tiziano Riverso
di Chiara Milani
Siamo ritornati al mare, al lago, ai monti. Ma, nell’estate 2021 che si avvia a conclusione, ci siamo rituffati pure nella cultura. Con la visita a città d’arte e mostre, oltre alla visione di spettacoli teatrali, musicali, di strada. Senza dimenticare il caro vecchio buon libro sotto l’ombrellone. Perché, senza cultura, si entra in crisi. Morale ed economica. Come, forse, l’ultimo anno e mezzo, segnato dalla pandemia, ha fatto capire a tutti. Anche se, in realtà, il peso della cultura è maggiore di quanto molti pensino, anche dal punto di vista economico.
Un potenziale sottovalutato
A confermarlo è l’economista Massimiliano Serati, ospite fisso della nostra trasmissione d’approfondimento mensile Varese, diamo i numeri, che nell’ultima puntata della stagione 2020-2021 ha analizzato la cultura della ripresa, come sempre con il supporto delle illustrazioni del cartoonist Tiziano Riverso. “Se guardiamo i numeri del 2019, prima del disastro della pandemia, scopriamo che la cultura in Italia produceva un giro d’affari di circa 7 miliardi di euro, con 250 milioni di biglietti venduti per il complesso delle rappresentazioni culturali e una dimensione occupazionale che sfiora il milione di addetti e dunque quasi il 4% dell’occupazione italiana”, ha spiegato l’esperto di analisi statistiche, proseguendo: “Tutto questo senza considerare il settore culturale diciamo inteso in senso più ampio e comprendente la dimensione creativa della nostra manifattura, il che ci porterebbe addirittura al 6 % del valore aggiunto economico nazionale”.
Un settore da rivalutare
Dall’arrivo del Covid19, però, questo comparto é stato tra i più colpiti in assoluto dalla crisi pandemica. “Una recente indagine promossa da Io sono cultura ha rivelato che più del 15% delle imprese che opera nel campo della cultura parla di una perdita del 50% del proprio fatturato. Il che vuol dire poi inevitabilmente posti di lavoro che scompaiono”, ha continuato Serati: “Quello che è emerso, poi, è soprattutto la molteplicità di situazioni critiche di questo settore. La precarietà di molte forme contrattuali, l’incapacità di affrontare i problemi in modo sistemico. Insomma, è un po’ emerso che, per troppo tempo, questo settore è stato messo un po’ in fondo alle priorità economiche del Paese”.
“Tanta voglia di cultura””
A settembre, però, riparte sempre un po’ l’anno, con la fine delle vacanze e l’inizio delle scuole. Allora, che cosa ci dobbiamo aspettare? Quali saranno le nuove tendenze? “Intanto, c’è molta voglia di cultura, perché la cultura significa anche socialità, condivisione, possibilità di scambiare relazioni in luoghi o in contesti di grande pregio e di grande ispirazione al netto, ovviamente, del fatto che le nuove modalità di fruire la cultura dovranno tenere conto di tutto quello che è successo”, ha risposto il professore, che è al vertice della Ricerca dell’Università Liuc Carlo Cattaneo di Castellanza, aggiungendo: “Perciò, ci sarà una forte presenza del digitale, che finalmente andrà a mescolarsi con il reale. Quindi, visite virtuali alternate a quelle di persona. Ci sarà la necessità di moltiplicare i canali di comunicazione per arrivare anche laddove fisicamente non si può arrivare”.
“Atteso un veloce recupero”
Non soltanto. “Ci sarà poi il bisogno di tenere un certo equilibrio nei luoghi d’arte. Pensate solamente che, prima della pandemia, il 60% dei turisti stranieri che passava in Italia optava per le città d’arte. Con conseguenti situazioni di sovraccarico, di over tourism incredibile, che inevitabilmente andranno gestite da tutti”, ha ricordato il nostro interlocutore, chiarendo: “I sondaggi danno il settore come uno di quelli che, non appena tutto sarà a posto e ormai speriamo di essere vicini, si sbloccherà con più velocità e recupererà rapidamente il terreno perduto”.
“Risollevarla per risollevarci”
Non c’è che da augurarsi che sia davvero così. Lo ha evidenzia anche il nostro disegnatore, ricordando come lui stesso faccia parte di quel mondo al centro della nostra analisi. Di qui, la sua chiosa in vignetta. Ottimistica. Commenta infatti Riverso con l’immagine di un sollevatore di pesi: “La forza della cultura: risollevarla per risollevarci”, Già.
Storia
2020
L’anno che ha cambiato lo scenario non soltanto della cultura e non soltanto in Italia, con l’arrivo del Covid19
2019
Prima del disastro della pandemia, scopriamo che la cultura in Italia produceva un giro d’affari di circa 7 miliardi di euro
250
I milioni di biglietti venduti per il complesso delle rappresentazioni culturali nel nostro Paese nell’era pre Covid
1
La dimensione occupazionale del settore sfiora il milione di addetti e dunque quasi il 4% dell’occupazione italiana
6%
Comprendendo la dimensione creativa della nostra manifattura si arriverebbe al 6 % del valore aggiunto economico nazionale
Attualità
2021
Nell’estate che si avvia a conclusione, ci siamo rituffati nella cultura: città d’arte, mostre e spettacoli, oltre alla lettura
50%
Un’indagine di Io sono cultura ha rivelato che più del 15% delle imprese che opera nel campo della cultura parla di una perdita della metà del proprio fatturato
9
Settembre è il nono mese dell’anno, ma con la fine delle vacanze e il ritorno a scuola riparte sempre un nuovo ciclo
60%
Prima della pandemia, il 60% dei turisti stranieri che passava in Italia optava per le città d’arte