La ricetta del successo di Irca
Nel 2018 in via Olanda a Gallarate sarà inaugurato il nuovo quartier generale di seimila metri quadrati, dove i top chef di pasticceria, panificazione e gelateria saranno invitati a insegnare agli addetti ai lavori i trucchi del mestiere. “Dopo due anni di private equity, il fatturato è passato da 180 a 260 milioni di euro e sono state fatte 100 nuove assunzioni”, spiega Bruno Nobili, quinta generazione della dinastia del cioccolato “Made in Gallarate”
di Chiara Milani
Se fosse un gusto, sarebbe il caramello salato. Dolce, ma con quel quid non scontato. Tradizionale, eppure di moda. Del resto, di ricette zuccherine alla Irca se ne intendono. Hanno iniziato nel 1919 come maltificio. E oggi hanno un vero e proprio regno della dolcezza: pasticceria, panificazione, gelateria. Prodotti semilavorati per hotel, ristoranti, catering. L’artigianato, ma anche l’industria e la grande distribuzione. Quel tocco in più che contribuisce a fare grandi brand come Sammontana, Bauli, Barilla. Soltanto per citare il nome di alcuni clienti. L'”ingrediente” gallaratese è rimasto però a lungo abbastanza segreto. Anche e forse soprattutto nella città dove, da quasi un secolo, la famiglia Nobili ha creato il suo reame ad alto potere calorico. Ma è ormai tempo di mettere la proverbiale ciliegina sulla torta.
A metà novembre, infatti, si trasferiranno gli uffici. Poi, da marzo 2018, la “fabbrica del cioccolato” aprirà il suo nuovo quartier generale in via Olanda. Difficile che passi inosservato. Seimila, golosissimi metri quadrati suddivisi in tre piani: al primo lo sviluppo, con venti ricercatori impegnati a creare ogni anno dalle 300 alle 400 ricette nuove; al secondo, la parte amministrativa; al terzo, la novità: l’Irca Academy. Ossia, un centro dimostrativo con una sala grande da 100 posti e una piccola da 60 (o 25 dimostrazioni individuali). In cattedra, top chef. Perché bisogna imparare come valorizzare al meglio creme, paste, farine, confetture e altre prelibatezze. Una novità alla “Bake Off”, per citare una trasmissione televisiva di successo. Anche se sui banchi non ci saranno pasticceri amatoriali, bensì professionisti del settore. Il tutto unito a un’area ristorante per i clienti che potrà ospitare fino a 150 persone.
Il Willy Wonka di Gallarate si chiama Bruno e rappresenta la quinta generazione dei Nobili. Nomen omen, a vederlo ha uno stile che sa di aristocratico. Trentadue anni, abito e maniere da gentleman. In tasca, una laurea alla Liuc. Come passaporto per il mondo, un ottimo inglese. Competenza oggi più che mai vitale. Due anni fa, infatti, la Irca è passata da essere un’azienda di famiglia a una struttura sociale diversa. Stringendo prima un proficua partnership con il fondo d’investimenti francese Ardian. Quindi, la scorsa estate, l’accordo con la società internazionale Carlyle.
Dopo due anni di private equity, i risultati sono davvero dolci. Con il fatturato passato, nei primi 48 mesi, da 180 a 260 milioni di euro. E l’assunzione di 100 nuovi dipendenti in un biennio. Il piano, anche grazie al nuovo quartier generale, è di assumerne oltre 150 nei prossimi 5 anni. Attualmente sono 320, quasi tutti del luogo e con un’età media di 40 anni. Sono suddivisi in quattro stabilimenti, con un totale di 37 linee per una capacità produttiva di circa 250mila tonnellate l’anno “Made in Italy”. Anzi, “Made nel Gallaratese”. Si tratta infatti di una piattaforma logistica e tre impianti produttivi, di cui uno a Vergiate e due a Gallarate: quello in via Gran Bretagna e quello storico di via Orsini, dove il nonno ultraottantenne di Bruno ha ancora la casa di fianco alla fabbrica, celata da un alto muro di cinta. Come si usava una volta da queste parti.
“Per mio nonno e mio padre la Irca è la vita”, ci racconta sorridendo il più giovane dei Nobili, da poco promosso direttore generale: “Quando io ero piccolo, qui c’era la campagna. Ora siamo stati inglobati nel centro e abbiamo bisogno di nuovi spazi nell’area industriale”. L’amministratore delegato è il padre Roberto. Segno che i partner si fidano dell’esperienza e dell’amore della famiglia gallaratese per questo mondo tanto zuccheroso, ma che se non si sta attenti può riservare amare sorprese.
Qui la ricetta sembra quella giusta. Basti pensare al nuovo brand Joygelato che, alla chiusura del terzo anno, si aggira verso un fatturato di 15-18 milioni di euro. “La nostra sfida ora è prendere più territori all’estero”, ci spiega Bruno Nobili: “Stati Uniti, visto l’accordo con Carlyle, che è nella top 3 dei fondi più grandi al mondo ed è americano. Ma anche Medio ed Estremo Oriente. Senza dimenticare l’Europa, che al momento rappresenta il nostro mercato più importante con Francia, Spagna e Portogallo”.
Rispetto al fatturato, le esportazioni attualmente ammontano a circa il 25-30 per cento. Per svilupparsi, Irca punta molto sulle fiere, in Italia e all’estero. E sul mercato artigianale, che cerca prodotti che si differenziano maggiormente. E che oggi li vede presenti con 100 distributori in Italia e 300 in altri 75 Paesi. Con il risultato che al momento il 55 per cento del ricavato arriva proprio da questo settore, il 45 dall’industria e il 5 dalla grande distribuzione organizzata.
Il futuro è in fase di preparazione. Con creatività e impegno. Del resto, alla Irca, da quasi un secolo, conosco la ricetta del successo.