Alla ricerca di un turismo più responsabile: Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School, ci parla dell’evoluzione di un settore chiave per lo sviluppo socioeconomico
di Niccolò Comerio
“1 turista su 2 pronto a cambiare meta per evitare l’overtourism”
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una straordinaria e continua espansione del turismo a livello globale, sostenuta dalla combinazione di riduzione dei costi di trasporto e crescita dei livelli di reddito anche nelle economie emergenti, che hanno enormemente allargato il bacino dei potenziali viaggiatori.
Un comparto imprescindibile
Il settore è così diventato imprescindibile per il progresso socioeconomico: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (Unwto), il volume complessivo degli affari connesso ai viaggi, inclusi gli impatti diretti, indiretti e indotti, ha contributo a circa il 10,4% del Pil globale, superando quello delle esportazioni di petrolio, prodotti alimentari o automobili.
Inoltre, la brusca interruzione dei viaggi dovuta alla pandemia da Covid19 sembra ormai essere un lontano ricordo, e il 2023 sarà a tutti gli effetti l’anno del recupero, con il numero di viaggiatori mondiali pronto a toccare l’ennesimo massimo storico.
Il fascino del Belpaese
Oltre a essere la quinta meta più visitata al mondo e la prima per numero di siti inseriti nella World Heritage List Unesco, più del 6% del Pil del Belpaese (circa 93 miliardi di euro) dipende direttamente dal settore turistico, un valore che supera i 200 miliardi di euro se si includono attività economiche indirette, come la ristorazione, il trasporto di passeggeri, il commercio al dettaglio, le agenzie di viaggio, i tour operator, i servizi culturali, sportivi e di intrattenimento.
Visite a macchia di leopardo
La distribuzione della spesa sul territorio nazionale, tuttavia, appare ancora disomogenea e più concentrata di quanto non lo siano le risorse turistiche, con il rischio crescente di sovrautilizzazione di alcune aree a discapito di altre (Nord Est e Centro intercettano attualmente la gran parte dei flussi turistici internazionali, anche grazie alla presenza di città del calibro di Roma, Firenze e Venezia).
Verso un turismo più responsabile
Per molti anni le analisi relative al settore si sono concentrate sul mero aspetto economico, misurando l’impatto del turismo esclusivamente in termini di ricchezza portata dai viaggiatori e opportunità lavorative generate.
L’altro lato della medaglia
Il settore, tuttavia, è caratterizzato da una pletora di esternalità negative: inquinamento dell’aria e delle acque, aumento della produzione di rifiuti urbani ed eccessivo consumo delle risorse naturali sono soltanto alcune tra quelle maggiormente studiate. Ad esempio, uno studio pubblicato nel 2019 dalla celebre rivista Nature ha quantificato in circa l’8% la quota di emissioni di CO2 mondiali imputabili al settore turistico allargato, includendo quelle connesse all’energia impiegata nel supportare le infrastrutture. Il settore, inoltre, genera sino al 14% di tutti i rifiuti solidi mondiali, con un potenziale aumento del 251% da qui al 2050 senza la definizione di interventi adeguati. Oltre alle conseguenze ambientali dell’overtourism, è opportuno considerare anche quelle dirette sui residenti. In Italia il caso più emblematico è certamente quello rappresentato dalla città Venezia: nel 2019 il capoluogo veneto ha registrato quasi 13 milioni di presenze, per il 70% concentrate nel centro storico, dove risiedono poco più di 50mila abitanti. A ciò occorre poi aggiungere il flusso di escursionisti giornalieri, in grado di rendere ampie zone della città invivibili, con una riduzione sia della qualità dell’esperienza per i visitatori stessi sia, e soprattutto, della qualità della vita per i residenti.
Un futuro “a numero chiuso”?
Come conseguenze di queste risultanze, le politiche future per il turismo saranno sempre più chiamate a valutare tutti i costi potenziali, definendo strategie di sviluppo che permettano di coniugare la crescita turistica con maggiore sostenibilità e responsabilità.
In tal direzione va, ad esempio, la recente decisione della Provincia Autonoma di Bolzano, che ha istituito un vero e proprio numero chiuso per preservare il territorio dell’Alto Adige dagli effetti avversi dell’overtourism. Nel dettaglio, il tetto annuo è stato fissato a 34 milioni di pernottamenti, equivalente al numero di presenze turistiche che si era registrato nel 2019. Tale scelta appare oggi come un unicum nel panorama italiano e, come spiegato dall’assessore Arnold Schuler, si è resa inevitabile in quanto “il territorio, la comunità e le risorse come acqua ed energia erano arrivate a un livello di sfruttamento che non doveva e poteva più essere superato”.
Anche il sindaco di Portofino si è recentemente pronunciato sul tema. Pur bocciando il concetto di numero chiuso, sono state introdotte piccole “zone rosse” in cui i turisti non potranno fermarsi e creare assembramenti, con l’obiettivo di “aumentare la sicurezza e preservare il bello della città”.
Nuovi trend per il settore
Le richieste di cambiamento non dipendono solamente dalle necessità crescenti di tutelare l’ambiente e le comunità locali, ma provengono anche dai viaggiatori stessi.
Un recente sondaggio condotto da Booking.com ha mostrato come oltre l’80% degli intervistati inizi a considerare l’importanza di viaggiare in maniera sostenibile. Inoltre, poco più della metà di essi (54%) ha dichiarato di essere pronto ad assumersi in prima persona la responsabilità di contribuire alla riduzione del fenomeno dell’overtourism, arrivando anche a cambiare la destinazione originale scelta con una alternativa meno conosciuta ma con caratteristiche similari.
Opportunità per la nostra provincia
Lo straordinario sviluppo del turismo rappresenta in effetti un’opportunità di crescita che la nostra provincia può capitalizzare, ma a patto di riuscire a governare i rischi di sovraffollamento che vi si accompagnano. Tali tendenze andranno coniugate ai punti di forza che contraddistinguono il nostro territorio, ossia il paesaggio, gli anfiteatri naturali, lo sport, la cultura, che dovranno essere ulteriormente valorizzati al fine di creare proposte uniche per i futuri visitatori nazionali e mondiali.