Il binomio vincente del turismo universitario: Massimiliano Serati e Niccolò Comerio dell’Osservatorio Travel dell’università Liuc-Carlo Cattaneo di Castellanza ci parlano di una mobilità turistica diversa dal puro leisure, ma di grande impatto positivo sul territorio
di Massimiliano Serati e Niccolò Comerio
Nell’immaginario collettivo la parola turismo è ancora associata per lo più a divertimento, svago e relax. Persino il più convenzionale turismo d’affari, nonostante numeri eclatanti soprattutto in Lombardia, sembra descrivere una sorta di capitolo a sé stante. Considerazioni analoghe, ma più radicali, valgono per un’altra forma di mobilità turistica riconducibile a motivazioni diverse dal puro leisure: stiamo parlando del turismo universitario, spesso ai margini delle riflessioni e dei programmi di sviluppo e di marketing turistico, ma importante generatore di mobilità tra territori e capace di plasmare le abitudini di vita, gli standard urbanistici e le condizioni economiche delle città sedi universitarie. Il fenomeno è variamente declinato e peculiare rispetto ad altre forme di turismo, ma non per questo meno significativo.
Viaggi “alternativi”
Concettualmente la mobilità universitaria è assimilabile a forme di “residenza temporanea”, soprattutto nel caso degli studenti universitari fuori sede, ma anche quando si parli di studenti internazionali in “scambio”. Se, da un lato, questo tipo di turismo non genera significative ricadute economiche dirette sull’offerta ricettiva (di tipo commerciale), tuttavia ha una rilevante capacità di innescare circuiti economici virtuosi, soprattutto rispetto alla fruizione dell’offerta culturale del territorio, dell’offerta per il tempo libero, dell’offerta sportiva, e di quella commerciale.
“Ambasciatori” del territorio
Secondo le indagini Istat (coerentemente con l’adagio mens sana in corpore sano) l’abbinamento studio – offerta sportiva territoriale è il più rilevante per gli italiani fuori sede. Senza dimenticare (a) le trasferte dei parenti e degli amici in visita, più simili al turismo tradizionale, (b) la propensione a tornare nei luoghi precedentemente frequentati per motivi di studio per un soggiorno turistico più convenzionale (soprattutto nel caso degli studenti stranieri), (c) l’attitudine dei giovani all’uso delle tecnologie digitali e quindi la diffusione di immagini, segnalazioni, recensioni sui luoghi fruiti nel corso della trasferta di studio.
1 studente Erasmus su 5 sceglie la Lombardia
E se qualcuno ritiene che si tratti di un fenomeno quasi impercettibile, qualche dato qua e là può essere d’aiuto. Si pensi al progetto Erasmus, nato per offrire ai giovani europei la possibilità di effettuare in un’università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università. Si tratta di un progetto di enorme successo che, al di là dei risultati raggiunti sul piano dell’integrazione culturale giovanile, ha generato nel corso degli anni importanti flussi di mobilità turistica rispetto ai quali, come di consueto, il nostro Paese ha recitato un ruolo di primo ordine. Gli ultimi dati disponibili segnalano per l’anno formativo 2016/2017 un incremento di presenze in Italia pari al 10,2%, per un totale di più di 25.000 giovani, il che ci colloca al quinto posto su scala europea, dopo Spagna, Germania, Regno Unito e Francia. Quasi il 20% degli Erasmus in Italia ha scelto come destinazione la Lombardia.
Laurea fuori sede, trend crescente
A questa onda internazionale va aggiunta quella nazionale legata al fenomeno degli studenti universitari fuori sede. I dati Almalaurea rivelano che nel 2018 quasi un laureato italiano su tre ha conseguito il titolo in territori diversi e non limitrofi a quelli in cui ha completato il proprio percorso di studi secondari di secondo grado. E’ un trend crescente (+2% rispetto al 2015) e molto vistoso in Lombardia: in base ai dati Miur relativi all’anno accademico 2017/2018, il 26,6% del totale iscritti presso le università lombarde risulta essere residente al di fuori del territorio regionale, con picchi che superano ampiamente il 50% per alcuni corsi di laurea e per alcune Università particolarmente attrattive.
Un mix appassionante
Ospitare una sede universitaria sul proprio territorio non è, dunque, soltanto veicolo di attrazione di talenti e di sviluppo di multiculturalità, piuttosto che uno strumento di rivitalizzazione delle città, ma è anche e principalmente canale di attivazione di attrattività turistica. Un mix di cui siamo estremamente appassionati.
In foto: L’università Liuc-Carlo Cattaneo di Castellanza accoglie molti studenti stranieri (ph Daniele Belosio)