Per rilanciare la propria attrattività turistica le destinazioni montane stanno ripensando alla propria offerta, ma servono scelte coraggiose soprattutto nel Varesotto e in altri bacini lombardi. Ce ne parla Massimiliano Serati, coordinatore dell’Osservatorio turistico regionale all’Università Cattaneo-Liuc di Castellanza
di Massimiliano Serati
Montagna: tradizionalmente simbolo evocativo di relax, di pace, di paesaggi incantati, di escursioni, di sport, specie ora che si avvicina il Natale. Con gli scarponcini da trekking ai piedi, piuttosto che con gli sci, o ancora seduti sul sellino di una bicicletta, piuttosto che rintanati in una baita ad assaporare qualche gustosa delizia culinaria, la sensazione che la montagna richiama è quella dell’armonia e della serenità.
La vetta è lontana
Eppure, dopo l’epoca gloriosa degli sport invernali e della villeggiatura estiva, che ha raggiunto il suo apice verso la fine del XX secolo, l’attrattività turistica delle destinazioni montane ha sperimentato molte contraddizioni e una dinamica stagnante. Le bizzarrie del clima in tema di innevamento, la competizione con nuove destinazioni un tempo difficilmente raggiungibili, una accessibilità e un grado di infrastrutturazione non sempre adeguati a una domanda turistica sempre più esigente, l’eccessiva antropizzazione di alcuni siti e l’inevitabile degrado del territorio, una certa ripetitività dell’offerta turistica e infine una ricettività con i pregi, ma anche i limiti tipici della gestione familiare, hanno agito da freno rispetto ai flussi turistici, specialmente nel caso delle destinazioni lombarde situate ad altitudini intermedie e quindi non predisposte per offrire anfiteatri naturali ideali per le pratiche sportive.
Lassù, tra tradizione e innovazione
Ma come è accaduto per altre tipologie di destinazione turistica anche la montagna sta imparando a ripensare se stessa, seppur rimanga ancora molta strada da fare e servano scelte coraggiose soprattutto nel Varesotto e in altri bacini lombardi. Il tema di fondo è quello che ormai più volte abbiamo segnalato in queste pagine: risolvere in maniera ottimale il delicato trade off tra difesa delle identità locali e delle proprie vocazioni da un lato e dall’altro ibridazione con elementi di offerta innovativi, che rispettino le prime e le arricchiscano. Di seguito alcuni spunti:
Borghi storici caratteristici
Il tema dei borghi storici che si propongono in continuità con quelli di pianura, ma esprimono una propria attrattività per le loro peculiarità urbanistiche e per la tipicità dei manufatti abitativi.
Civiltà e cultura rurale in cima
La tematica della civiltà e della cultura rurale di alta quota, capaci di generare un sistema di tradizioni che non sono dormienti, ma conservano ancora oggi la loro vitalità; i prodotti tipici, l’artigianato del legno e del ferro, la tradizione dei canti popolari.
Storytelling di alto valore simbolico
La dimensione della storicità che, pur essendo legata spesso a situazioni drammatiche di contesto bellico, ci ha lasciato testimonianze concrete, manufatti umani, storytelling che hanno un alto valore simbolico per non dimenticare.
Lavoro e svago, cambio di passo
Il Bleisure (Business + leisure, cioè opportunità di lavoro ed elementi di svago) che diventa occasione di destagionalizzazione dei flussi per le località di alta quota e di rilancio per le località di fondovalle, ma implica un cambio di passo dell’imprenditorialità e della Governance dei territori.
Sorprese trendy
La geomorfologia e la conformazione territoriale perfette non soltanto per la pratica sportiva e quella escursionistica, ma ideali anche per alcuni turismi di tendenza come sono la pratica fotografica, il turismo legato a meditazione e spiritualità, il turismo avventura, i mistery trip con sorpresa.
Emozioni a catena
E dovunque sport di ogni tipo ed emozioni: le emozioni della bellezza, dei profumi, del paesaggio, delle tradizioni.
Oltre il Natale
Perché purtroppo non è sempre Natale. Aspettando con speranza e con fiducia la grancassa delle Olimpiadi Invernali.
Ph: Mario Vidor by Afi