Sport, meditazione, fotografia, prodotti tipici, arte, eventi e Bleisure: gli specchi d’acqua interessano di nuovo e le prospettive sono di ulteriore crescita. E’ il momento di progettare proposte innovative. A spiegarlo è Massimiliano Serati, coordinatore dell’Osservatorio Travel della Liuc Business School
di Massimiliano Serati
Fingersi addormentato e innocuo e poi al momento opportuno balzare in piedi e scomparire. Una strategia difensiva molto comune nel mondo animale e per certi versi una riuscita metafora di quanto è accaduto al cosiddetto turismo di lago in epoca recente, non soltanto nel Varesotto, ma in molte destinazioni lacustri in tutta Europa.
Afflitto da una stagionalità troppo marcata e penalizzante per gli operatori, spesso lontano (geograficamente e concettualmente) da alcuni circuiti turistici più trendy come quelli dello shopping o della cultura, etichettato troppo superficialmente come segmento di domanda turistica riservato a un profilo di fruitore poco dinamico (e un po’ in sù con l’età), il “turismo di lago” alla fine del passato millennio ha attraversato una fase di flessione. La rivoluzione del turismo esperienziale prima e motivazionale poi – meno focalizzate sull’asset materiale/fisico e più su una fruizione interattiva, dinamica ed emozionale della destinazione turistica – hanno prepotentemente risvegliato interesse nei confronti delle località lacustri.
Gli specchi d’acqua sono così tornati a recitare un ruolo centrale nella performance competitiva dei territori a vocazione turistica e con prospettive di ulteriore crescita. E’ nuovamente il momento di progettare proposte turistiche che hanno il lago al centro e di operare per attivare o attrarre investimenti produttivi e infrastrutturali nelle aree rivierasche con l’obiettivo di fare dell’asset lago il perno di offerte ibride e diversificate.
Il lago è in primis meraviglioso impianto sportivo a cielo aperto e quindi luogo di declinazione di varie forme di turismo sportivo, non esclusivamente quelle strettamente acquatiche: lago infatti significa “curve”, lago (in Lombardia) significa incontro tra pianura e collina e quindi significa ottime opportunità per il cicloturismo e per il turismo motociclistico.
Lago significa dimensione di distacco dalla vivacità e dalla frenesia del turismo urbano e quindi teatro ottimale per quello da meditazione, ma lago è anche elemento sintattico per il linguaggio artistico e strumento interattivo per certe forme esperienziali di turismo culturale: l’esperienza di Floating Piers ce lo insegna.
Lago è soprattutto paesaggio, profumi, colori, luci (non solo estive), ossia palestra e musa per il turismo fotografico.
Lago è solitamente microclima e microclima spesso significa prodotti tipici, enogastronomia di nicchia e di qualità, ma anche possibilità di un turismo semiresidenziale e lungo-permanente di tipo sanitario legato a processi riabilitativi post operatori, piuttosto che a recupero da patologie specifiche. Lago in Lombardia è dimore storiche, ville d’epoca, parchi e giardini e quindi propulsivo per il turismo matrimoniale, rievocazioni storiche o festival, e per la cosiddetta pratica di fruizione dei gioielli nascosti.
Lago è Bleisure nelle sue varie dimensioni, quella dell’affiancamento intelligente di attività business e momenti di svago (non soltanto congressi quindi), ma anche quella dell’ibridazione ad esempio nell’ambito delle azioni di teambuilding.
Lago è trasversalità dell’offerta ricettiva, dall’hotellerie altamente profilata, al B&B resort, fino alle seconde case, ma è trasversalità anche della domanda: dal turismo di prossimità (spesso escursionismo) al turismo internazionale alto spendente.
E ancora molte altre opportunità per chi abbia capacità progettuale e creatività, naturalmente sempre nel rispetto delle identità e delle vocazioni locali.
La primavera del turismo di lago è tornata…e sta arrivando l’estate.
Ph Roberto Bosio (Afi)