Calamita per turisti

di Andrea Mallamo

Escursioni e gite, ma anche visite ai nuclei storici, centri benessere, shopping e degustazione di prodotti enogastronomici locali sono le attività prevalenti di chi viaggia per sport. L’analisi di Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School

di Niccolò Comerio

Con il termine “turismo sportivo” si è soliti riferirsi a due grandi fenomeni sociali che, combinandosi tra loro, hanno portato alla nascita di un segmento di mercato con delle caratteristiche uniche.

Le due anime dei turisti sportivi

I turisti sportivi, infatti, possiedono diverse anime, talvolta conviventi. Da un lato vi sono i turisti “attivi”, che organizzano un viaggio per poter praticare attivamente uno o più sport durante il proprio soggiorno. C’è chi, ad esempio, parte per correre una maratona, o chi, amante della natura, preferisce immergersi nel verde in sella alla propria bicicletta. Dall’altro si collocano, invece, i turisti “passivi”, che sono soliti recarsi in determinati luoghi per assistere a eventi o manifestazioni, seguendo da tifosi la propria squadra o il proprio atleta preferito. Si aprono così infinite possibilità di viaggio durante tutto l’arco dell’anno, con decine di destinazioni e di eventi sparsi in tutto il mondo.

Volano per la crescita economica

 

Sia l’attività fisica praticata in prima persona, sia quella vissuto come spettatore, sono in grado di generare importanti flussi turistici nel corso di un intero anno, fornendo un importante contributo allo sviluppo economico territoriale. Inoltre, le attività sportive si combinano agevolmente anche ad altre tipologie di prodotti, trainando il settore nella sua interezza.

Godendosi l’Italian lifestyle

Secondo i più recenti dati a disposizione e contenuti all’interno di uno studio pubblicato dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart), emerge come le attività prevalenti dei turisti sportivi, una volta giunti a destinazione, siano sì escursioni e gite (43,5%), ma anche visite ai centri storici (27,9%), attività di benessere presso appositi centri (12,6%), shopping (12,2%), degustazione di prodotti enogastronomici locali (9,5%). Per i turisti stranieri, inoltre, questa tipologia di viaggi rappresenta l’occasione ideale per immergersi appieno dell’Italian Lifestyle, alla ricerca di luoghi dove poter riposare o godere delle bellezze del nostro Paese.

Le ricadute positive

Ecco, quindi, che tale tipologia di turismo rappresenta una grande opportunità per tutte le eccellenze territoriali che vogliono promuoversi attraverso lo sport e le attività all’aria aperta. Anche l’Unione Europea riconosce dal 2006 il contributo significativo dello sport all’economia continentale, non soltanto come motore di crescita e occupazione, ma anche per le ricadute positive sulla salute dei cittadini, sullo sviluppo dei territori, sul turismo e sull’integrazione sociale.

L’effetto pandemia

 

Come è ovvio, il Covid-19 non ha risparmiato nemmeno il turismo sportivo. I dati dell’Osservatorio sullo Sport System Italiano di Banca Ifis quantificano in oltre 10 miliardi di euro i mancati ricavi del settore nel biennio di pandemia: nel 2020 la spesa per il turismo sportivo in Italia si è ridotta del 74% rispetto all’anno precedente, scendendo a 2 miliardi, mentre le presenze legate agli eventi sportivi si sono ridotte del 76%. Nel 2021 si è assistito a un miglioramento, sebbene i numeri pre-Covid siano ancora molto distanti. 

Nicchie da valorizzare

Allo stesso tempo, però, alcuni dei trend emergenti del settore mostrano un’attenzione crescente verso il rapporto uomo-natura, con numerosi viaggiatori interessati a forme di turismo più lento (slow tourism), open-air e all’insegna della sostenibilità. Si tratta di scenari che per alcune nicchie del turismo sportivo costituiscono grandi opportunità di crescita, come nel caso del cicloturismo, del trekking, dello sci e sino agli sport acquatici.

 

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