Un incontro di vittoriose speranze. La battaglia del 26 Maggio 1859 tra Garibaldi con i suoi Cacciatori delle Alpi e l’esercito guidato da Von Urban permise la cacciata definitiva degli austriaci, liberando la città e dando di fatto inizio alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Il professor Leonardo Tomassoni ci ricorda il legame tra il patriota e Varese
Gli esiti non molto lusinghieri della prima spedizione garibaldina in terre varesine, nel 1848, avevano comunque lasciato un residuo di gratitudine e di attesa, per futuri eventi più favorevoli. La vita che in quei tempi si conduceva sotto il dominio austriaco nella nostra città, come ricorda nelle sue “Noterelle Varesine” Federico Della Chiesa, era di grande privazione della libertà. “Alle 11 di sera suonava la campana ed i cittadini dovevano ritirarsi alle case loro….Le parole Italia e libertà erano a dirittura sacrileghe e quindi soppresse”.
E a dimostrazione di quante e quali patriottiche aspettative Garibaldi avesse fatto crescere negli animi della gioventù varesina, nel 1849 Enrico Dandolo, Emilio Morosini e Francesco Daverio scelsero di seguirlo per difendere la Repubblica Romana di mazziniana memoria dall’esercito francese. Scelta tragica ed eroica ad un tempo che culminò con il loro sacrificio ma legò indissolubilmente il nome di Varese a quegli avvenimenti. Insomma Varese già agli inizi di quel decennio mostrava un profondo legame con gli ideali garibaldini.
Ma fu sicuramente nel 1859, quando l’intera città accolse i Cacciatori delle Alpi in una notte di diluvio universale, con le finestre imbandierate con il tricolore e il Podestà Carlo Carcano che abbracciava Garibaldi, stanco, infreddolito ma pieno sempre di vigore patriottico, che il legame si fece ancora più profondo. Le parole che Garibaldi riservò a quegli avvenimenti nella sua autobiografia lo testimoniano. “L’accoglienza ricevuta a Varese, nella notte che seguì quella del nostro passaggio, è qualche cosa di ben difficile a descriversi. Pioveva dirottamente, eppure io sono sicuro che non mancava un solo cittadino …al nostro ricevimento”. E ancor più, dopo la battaglia, ricordando l’opera premurosa delle donne varesine nella cura dei feriti. ”Le donne di Varese supplivano alle madri dei nostri feriti, e, bisogna confessarlo, anche i feriti nemici dividevano le cure di quelle sante donne”.
Una simbiosi dunque di afflati patriottici e di eroici entusiasmi che lasciarono un segno indelebile in chi visse quelle giornate. Tanto che, nel 1863, la neonata Società Operaia di Mutuo Soccorso offrì a Garibaldi la Presidenza onoraria che egli accettò inviando una lettera di ringraziamento tuttora conservata nella sede che oggi ospita anche la sezione varesina dell’Associazione Mazziniana Italiana e l’Associazione “Varese per l’Italia – 26 Maggio 1859”. Varese è quindi città risorgimentale per eccellenza.
Ma il legame che in quel tempo unì la figura di Garibaldi, così carica di energica passione libertaria, e la popolazione varesina, apparentemente non così in sintonia con lo stile garibaldino, non si pensava potesse rivelarsi così profondo e duraturo nel tempo.
Basterebbe una visita al Cimitero Monumentale di Giubiano per ritrovare cappelle e lapidi dedicate ai varesini che in quei lontani anni lottarono per l’indipendenza della nostra Patria. E proprio per ricordare ai varesini di oggi l’importanza che la nostra città ebbe in quei lontani anni, in occasione del 150° anniversario della Battaglia di Biumo, come ancora a Varese si usa dire, nel 2009, venne fondata l’Associazione “Varese per l’Italia – 26 Maggio 1859”.
Alla rievocazione di quegli avvenimenti, partecipò anche la pronipote dell’eroe dei due mondi, Anita Garibaldi. Nel 2012, il 9 Febbraio, data rievocativa della fondazione della Repubblica Romana del 1849, i membri dell’Associazione posarono, sul colle del Gianicolo, a Roma, un cippo per ricordare il sacrificio dei tre varesini, Enrico Dandolo, Emilio Morosini e Francesco Daverio, caduti in difesa della Repubblica mazziniana.
Negli anni a seguire le iniziative dell’Associazione si sono moltiplicate e le occasioni per scavare nel nostro passato risorgimentale sono divenute ormai una consuetudine.
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TRIPPINI STAMPE Studio Bibliografico – Stampe Antiche