Il giornalista sportivo Dario Ricci spiega perché “è inevitabile che i trionfi al femminile abbiano quel surplus di valore e sottintendono anche un riscatto nell’affermazione di diritti troppo spesso troppo spesso violati e dimenticati”
a cura della redazione
L’oro della fenice di Federica Pellegrini, le stoccate d’oro tra Trillini e Vezzali e la generazione di fenomene delle donne del volley azzurro, fino a Bebe Vio o “perché la vita è una figata pazzesca”. Senza dimenticare i talenti stranieri: dal golden slam di Steffi Graf a Nawal e Vera, che vinsero per tutte le donne del mondo. Sono tanti i ritratti femminili che emergono tra le sfide, i campioni e i momenti che hanno cambiato lo sport raccontati nel libro Match Point di Dario Ricci.
Le atlete che vinsero per tutte le donne del mondo
Nel suo ultimo volume, pubblicato dalla casa editrice bustocca Nomos, la nota voce sportiva – che, a ottobre, a Duemilalibri a Gallarate ha “duettato” con il nostro direttore, Chiara Milani – racconta di uomini e donne che si sono battuti in squadra o individualmente, che hanno sfidato se stessi per raggiungere gli obiettivi di una vita, ma anche atleti divenuti in alcuni casi icone di riscatto socio-politico. Come “Nawal El Moutawakel, che a Los Angeles 1984 vinse i 400 ostacoli nell’atletica leggera, prima donna marocchina e prima donna di religione islamica a conquistare un oro olimpico, diventando poi anche una figura apicale del Cio”, come cita Ricci, che ricorda anche Vera Caslavska, forse la più grande ginnasta di tutti i tempi, che nel 1968 alle Olimpiadi in Messico “trionfa nel nome di quella Cecoslovacchia che in quei giorni subiva l’onta del dei carri armati sovietici entrate a Praga a spegnere la primavera praghese e che seppe, semplicemente inclinando il proprio collo e volgendo altrove lo sguardo, protestare in modo dirompente non guardando quella bandiera dell’Unione Sovietica che s’alzava verso il podio olimpico”. Senza dimenticare le calciatrici della nazionale femminile giapponese che, dopo lo tsunami del 2011 nell Paese del Sol Levante, hanno inaspettatamente vinto il campionato del mondo, segnando così uno splendido goal a favore dell’emancipazione delle donne in Giappone.
Il peso di certe medaglie
Di qui, la conclusione dell’esperto per quel che riguarda le medaglie d’oro “rosa”: “E’ inevitabile spesso che i trionfi al femminile abbiano quel surplus di valore e sottintendano anche un riscatto nell’affermazione di diritti troppo troppo spesso violati e dimenticati”.
In foto: Dario Ricci a Duemilalibri a Gallarate (Ph: Salvatore Benvenga, Fotoclub Il Sestante)