di Luigi Cazzola
Il nostro opinionista Luigi Cazzola ripercorre la storia del ciclismo femminile, dalle pioniere alle atlete in gara il prossimo 17 marzo al Trofeo Binda tra Maccagno e Cittiglio
E’ una strada in salita, quella percorsa dalle cicliste per arrivare ai traguardi di oggi. Per celebrarle, lo scorso dicembre, la Cycling Sport Promotion presieduta da Mario Minervino, ha avuto la splendida idea di organizzare una manifestazione intitolata Gran Galà del Trofeo Binda – 50 anni di ciclismo femminile a Cittiglio, nel corso della quale sono state riunite a Varese, presso la Villa Recalcati molte vincitrici di questa importante corsa, che si disputerà anche quest’anno, il 17 marzo, con la presenza delle più forti cicliste del mondo.
L’edizione 2024
La partenza dell’edizione del 2024 è fissata per il secondo anno consecutivo a Maccagno con Pino e Veddasca , mentre l’arrivo è posto, come da tradizione, in via Valcuvia, a Cittiglio.
Passaggio di testimone
Ma torniamo al 2 dicembre scorso quando, a partire da Morena Tartagni, vincitrice di questa classica nel 1976 fino a Elisa Balsamo vincitrice nel 2022, si sono presentate davanti a un pubblico entusiasta tante ragazze, di ieri e di oggi, aventi tutte in comune la scelta di praticare uno sport che per molti anni è stato considerato prettamente maschile. Le testimonianze delle cicliste più anziane ovverosia delle cosiddette pioniere del ciclismo femminile hanno tolto tutti i veli su quelle che per tanti anni sono state le difficoltà che queste eroine hanno dovuto superar. Le stesse grandi campionesse di oggi – Elisa Longo Borghini, campionessa d’Italia in carica ed Elisa Balsamo, campionessa del mondo nel 2021 – hanno voluto ringraziare pubblicamente le colleghe più anziane che, con la loro caparbietà e il loro coraggio, sono riuscite ad abbattere un muro intriso di diffidenza e di pregiudizi. Se si pensa all’organizzazione perfetta delle corse femminili di oggi, non si può non pensare invece alle grandi difficoltà del ciclismo femminile di ieri, difficoltà che però sono state affrontate, con dignità, dalle cosiddette “pioniere”. Queste ultime non arrivavano alle corse sugli autobus modernissimi utilizzati dalle squadre odierne, ma spesso si presentavano con la loro automobile o con quella di parenti e amici ai quali a volte davano anche l’incarico di assisterle durante la gara.
L’inizio della… Strada
La pioniera del ciclismo femminile per antonomasia fu Alfonsina Strada, una ragazza emiliana che un secolo fa, nel 1924, spinta dalla grande passione per il ciclismo, partecipò al Giro d’Italia, affrontando i più forti corridori maschi, visto che in quegli anni non esistevano gare importanti riservate alle donne. Infatti il primo campionato del mondo femminile fu disputato soltanto nel 1958.
Con le ali alle ruote
Morena Tartagni, romagnola di Predappio, oggi 74enne, fu la prima italiana a salire sul podio in un mondiale. Accadde a Imola nel 1968, quando la Tartagni conquistò una medaglia di bronzo nella prova individuale in linea su strada, alla quale seguirono due medaglie d’argento, nel 1970 a Leicester, e nel 1971 a Mendrisio. La Tartagni era un grande velocista, coraggiosa nelle volate, forse di più di tanti colleghi maschi, ma nessuno le chiedeva mai che rapporti usasse in queste volate, come se questa cosa fosse del tutto irrilevante e priva di interesse. Ma Morena ha sempre cullato il sogno di seguire le orme di Alfonsina Strada e lo ha realizzato. Volevo fare la corridora è il titolo di uno splendido libro, pubblicato nel 2022 e scritto da Gianluca Alzati, nel quale attraverso il racconto della vita della campionessa di ciclismo Morena Tartagni si possono rivivere i tempi eroici e difficili del ciclismo femminile.
Foto: Gran Galà del Trofeo Binda – 50 anni di ciclismo femminile a Cittiglio (Foto Benati)