di Luigi Cazzola
Il “fai da te” non trova posto nel ciclismo agonistico. Infatti, i campioni attuali sono assistiti in modo totale, sia per quanto riguarda la preparazione atletica e l’assistenza medica, sia per quanto riguarda la tattica e anche con riferimento all’alimentazione, al mezzo meccanico e alla tenuta da corridore.
Nulla è lasciato al caso
Oggi a disposizione dei campioni ci sono tecnici, preparatori atletici, medici specializzati e meccanici molto preparati pronti ad intervenire sulle biciclette in tempi brevissimi. Nulla è lasciato al caso. L’uso di un casco più aerodinamico o di un indumento più congeniale rispetto ad un altro, un suggerimento azzeccato proveniente dall’ammiraglia, un cambio velocissimo di una bicicletta dopo una caduta, possono decidere l’assegnazione di una maglia iridata o l’esito di una classica o di un grande Giro.
Quando il campione era davvero solitario
La situazione attuale del ciclismo agonistico nulla ha a che vedere con il ciclismo del passato, quando invece il “fai da te” era una regola. I campioni del passato, sia quelli del periodo anteguerra, come Binda e Guerra, ma anche Bartali, Coppi e Van Steenbergen, si presentavamo ai nastri di partenza delle corse, equipaggiati con dei tubolari di scorta portati sulle spalle, al fine di potere sostituire i tubolari delle ruote in caso di foratura. Le tattiche le decidevano direttamente i corridori in gara. Infatti i contatti con i direttori sportivi erano difficili e quasi impossibili.
I bigliettini per Coppi
Alfredo Binda raccontava tanti anni fa che, al campionato del mondo di Lugano del 1953 vinto da Fausto Coppi, gli passava bigliettini. “Lui li leggeva e poi li gettava via” raccontava Binda. Ma Coppi, nella sua vittoriosa cavalcata verso il titolo mondiale, li aveva letti davvero questi bigliettini?
Dall’istinto alla scuola
Oggi invece, con i contatti, per mezzo delle radioline, il corridore ha la sicurezza di potere ricevere indicazioni dal proprio tecnico e quest’ultimo ha la certezza che il suo corridore abbia recepito le indicazioni che voleva comunicargli. Nel ciclismo del passato i campioni nascevano sulla strada ovverosia imparavano a correre da soli guidati dal loro istinto. Ora invece i giovani corridori imparano a correre mediante apposite scuole di ciclismo, dove studiano le tecniche e sono seguiti da tecnici fin dalla giovane età.
Romantici vs tecnologici
Molti appassionati di ciclismo si chiedono se fosse meglio prima o sia meglio oggi. Ebbene, i romantici del ciclismo del passato sostengono che era meglio prima quando il ciclismo era più imprevedibile, era maggiormente legato alla fantasia del campione, il quale spesso si trovava faccia a faccia con il suo destino. Coloro che amano la tecnologia sono invece affascinati dal ciclismo di oggi, che è sempre in evoluzione e nel quale la fantasia del campione, seppur importante, è meno decisiva rispetto al passato.
Gli amatori e le tabelle, rapporto delicato
Tutte le considerazioni fatte con riferimento al ciclismo agonistico valgono un po’ meno con riferimento a quello amatoriale. In questo caso, i ciclisti che pedalano per diletto o partecipano a gare amatoriali non hanno, di regola, un preparatore atletico. Pertanto si affidano a tabelle già predisposte, ovviamente non personalizzate. E’ però opportuno che i cosiddetti “amatori”, prima di seguire tabelle costruite per altri, magari professionisti, effettuino test per valutare il loro livello e capire come si possano seguire queste tabelle precostituite.
Didascalia foto: Cartolina raffigurante il campione del mondo del 1949 Rik Van Steenbergen, con il tubolare di scorta portato sulle spalle