Greta Forlani del Dimit, Dipartimento di Medicina e innovazione tecnologica diretto dal professor Giulio Carcano, parla delle sue ricerche nell’ambito della nuova frontiera dell’immunoterapia per sconfiggere il cancro
di Greta Forlani
I recenti progressi nell’immunoterapia hanno rivitalizzato l’entusiasmo per l’approccio immunologico nella lotta contro il cancro. A differenza della chemio e radioterapia, queste metodo mira a potenziare la risposta immunitaria specifica intrinseca dell’individuo contro le cellule maligne e non la loro aggressione con farmaci e procedure esterne all’individuo stesso.
Servono procedure combinate
Tuttavia, nonostante i successi dell’immunoterapia, appare evidente comunque la necessità di procedure combinate per aggredire in maniera ancor più significativa i tumori. Uno degli approcci più promettenti nel campo dell’immunoterapia antitumorale e che bene si presta allo sviluppo di terapie combinate sono i vaccini terapeutici. A differenza dei vaccini tradizionali che prevengono le infezioni e che noi tutti conosciamo, quelli antitumorali sono progettati per stimolare il sistema immunitario a individuare e distruggere le cellule tumorali già presenti nel corpo. Uno degli approcci più comuni per i vaccini contro i tumori consiste nell’identificare e usare antigeni sotto forma di peptidi espressi esclusivamente o preferenzialmente nelle cellule tumorali.
Le cellule T helper
In questo contesto si colloca la mia attività di ricerca. In particolare, il nostro approccio si basa sull’idea che la stimolazione efficace e duratura di specifiche cellule del sistema immunitario, i linfoci T helper, direttori d’orchestra della risposta antitumorale, sia un elemento chiave per l’induzione, l’amplificazione e il mantenimento degli effettori sia umorali (anticorpi) che cellulari (cellule T citotossiche) anti-tumore. Le cellule T helper riconoscono gli antigeni solo se visti, “presentati”, da molecole del complesso maggiore di istocompatibilità di classe II (MHC-II) presenti su cellule macrofagiche che in qualche modo abbiano “mangiato” detriti di cellule tumorali contenenti gli antigeni tumorali. La nostra strategia si basa proprio sulla modificazione delle cellule tumorali mediante trasferimento genico di CIITA, il principale regolatore dell’espressione delle molecole MHC-II, scoperto nel nostro laboratorio. Con questa procedura noi forziamo le cellule tumorali a esprimere le molecole MHC-II e diventare esse stesse presentatrici dei propri antigeni tumorali.
Dagli animali all’uomo
L’efficacia della vaccinazione preventiva e terapeutica del nostro approccio su modelli sperimentali animali è stata dimostrata in tumori di diversa origine ed esportata recentemente in ambito clinico. Stiamo adesso implementando l’approccio con un ulteriore strategia basata sull’utilizzo combinato di CIITA e di virus oncolitici che hanno la prerogativa di infettare preferenzialmente le cellule tumorali e di ucciderle. La combinazione di cellule tumorali esprimenti MHC-II mediato da CIITA e trattamento con virus oncolitici permetterà di avere nel sito del tumore una grande “visibilità” quantitativa e qualitativa di antigeni tumorali atti a stimolare una risposta anti-tumore efficace e duratura tale da eliminare definitivamente il tumore.