Licia Iacoviello, docente di Igiene e Salute Pubblica all’Università dell’Insubria, fotografa per noi la situazione post vacanze
All’alba di oltre 23 milioni di casi confermati di infezione da SarCov2 nel mondo dall’inizio della pandemia e più di 800mila morti per Covid-19, siamo pronti a ripartire.
Permettere la ripresa
Dopo l’euforia dell’estate, bisogna fare un bilancio dell’impatto in Italia e permettere la ripresa delle attività fondamentali per la vita e lo sviluppo del Paese e dei suoi cittadini: il lavoro, ma anche la scuola, l’attività sanitaria ospedaliera e territoriale, oltre a quella sociale e ricreativa.
La convivenza forzata con la malattia
La situazione del nostro Paese è nettamente migliorata a partire da maggio 2020, grazie a tutte le misure messe in atto e, tutto sommato, rispettate dagli italiani. Il virus però non è scomparso, ma continua a circolare tra di noi, anche se in maniera ridotta. Esso si mantiene stabile e non si è affatto attenuato. Un recente lavoro pubblicato sulla rivista Cell ha identificato una mutazione, la 614G, avvenuta agli inizi di marzo nel passaggio del virus dall’Asia all’Europa, che ha aumentato la sua capacità d’infettare, senza modificare però la severità della patologia.
Oggi, dunque, “conviviamo” con il virus e la malattia: abbiamo piccoli focolai sparsi in tutta la nazione, conseguenza principalmente del mancato rispetto delle misure di contenimento da parte di alcuni. Abbiamo però anche imparato ad identificarli rapidamente, contenerli e curare la malattia nel caso si manifesti.
Le mosse vincenti antiCovid
Questo ci dice che a cambiare siamo stati noi e le condizioni in cui viviamo, determinando un’attenuazione dell’impatto: abbiamo intensificato la protezione dei più fragili (anziani e pazienti affetti da altre malattie) e di conseguenza si infettano persone più giovani, il caldo estivo e la vita all’aperto riducono la diffusività del virus (infatti in estate si attenuano tutte le patologie respiratorie virali), abbiamo adottato misure di contenimento (distanziamento sociale, mascherina, igiene delle mani) che si sono mostrate estremamente efficaci, abbiamo imparato a gestire e curare meglio i malati.
I guariti non sempre tornano alla normalità
D’altra parte emergono sempre nuove evidenze che i “guariti da Covid” non sempre tornano alla normalità, ma presentano sequele di tipo fisico (a livello polmonare, cardiaco e neurologico) e psicologico.
L’onda lunga del lockdown
Anche le persone che non si sono infettate o anche ammalate a causa del virus hanno subito conseguenze che si manifesteranno a lungo temine: durante il periodo del lockdown sono aumentati i fattori di rischio per le malattie croniche come infarto cardiaco e tumori, le persone si sono curate di meno e l’isolamento e la paura del contagio possono avere creato sequele psicologiche soprattutto nei bambini e negli anziani. Per non parlare delle conseguenze socioeconomiche della lunga chiusura, che impatteranno negativamente anche sulla salute.
Le abitudini salvavita
Non sappiamo ancora quali possano essere le conseguenze a lungo termine dell’infezione anche nei soggetti asintomatici, perciò la cautela deve sempre accompagnare la nostra ripresa. In fondo non è così difficile abituarci a mantenere quelle abitudini che ci hanno aiutato a superare la crisi e che hanno impedito in Italia il diffondersi dell’infezione a tutto il Paese: mantenere le distanze, evitare baci e abbracci, usare la mascherina nei luoghi chiusi e quando non è possibile mantenere il distanziamento, lavarsi spesso le mani.
Il vaccino arriverà!
Tutto questo aspettando il vaccino che non tarderà ad arrivare. Anche grazie allo sforzo dei ricercatori italiani.
Ph: PIRO4D da Pixabay