L’abc della salute

di Andrea Mallamo

La cultura della salute andrebbe insegnata già nelle scuole. Lo spiega ai nostri lettori Francesco Gianfagna, docente dell’Università dell’Insubria attivo nel Centro di ricerche in Epidemiologia e Medicina preventiva

di Francesco Gianfagna

La salute, da sempre, é per molti il primo desiderio, il più grande. Ma se entriamo nel dettaglio, è evidente che nella popolazione esista una certa eterogeneità. Qualcuno infatti preferisce vivere più a lungo, altri invece vorrebbero vivere meglio, dando al termine “meglio” le più disparate accezioni di benessere. I più, però, possibilmente anelano a entrambe le cose. Qualcuno ha addirittura più a cuore il benessere degli altri. 

Quindi, la questione della salute appare essere molto importante per molti. Pertanto, sembra sempre più fondamentale che i molti sappiano come fare per conservarla. Chiediamoci, perciò, se sappiamo davvero che cosa fare.

Iniziamo a vedere come stiamo oggi in Italia e chiediamoci cosa abbiamo fatto in passato che abbia potuto condizionare il nostro stato di salute di oggi. Guardiamo qualche dato. 

L’aspettativa di vita più lunga é tricolore 

Innanzitutto, siamo ai primi posti nella classifica mondiale per aspettativa di vita, viviamo cioè molti anni. Ottimo. Questo lo dobbiamo sicuramente ai nostri stili di vita sani, o almeno a quelli dei nostri nonni, che oggi sono coloro che stanno arrivando a quegli anni e che contribuiscono a questo dato. 

Viviamo a lungo, ma non in salute

Secondo, non siamo ai primi posti per anni di vita vissuti in salute, cioè quando ci viene diagnosticata la prima patologia cronica purtroppo siamo ancora abbastanza giovani. Non bene quindi. A questa classifica contribuiscono le generazioni intermedie, che pare stiano perdendo un po’ quelle buone vecchie abitudini dei nostri nonni. 

Piccoli obesi crescono, ahinoi!

Terzo, siamo tra i primi in Europa per obesità infantile. Davvero un brutto presagio. A questo dato chiaramente contribuiscono quelli che sono, oggi, gli Italiani di domani.

Il cambiamento degli stili di vita

Stiamo assistendo a un cambiamento degli stili di vita, che interessa tutti noi, ma soprattutto i più giovani. Chissà se saremo annoverati ancora tra i più longevi, domani, quando saremo noi a riempire le statistiche. I dati (e pare anche l’intelletto) dicono che tutto dipende dalle nostre scelte, che a loro volta dipendono dalle nostre aspirazioni e dalla nostra conoscenza di ciò che causa danno o beneficio alla nostra salute. Conoscere la causa delle cose, qualcuno diceva che era cosa importante. Se però per le aspirazioni dovremmo cavarcela da soli – pare infatti che ognuno sia artefice del proprio destino,- sarebbe indicato invece impegnarci a seguir canoscenza, pare infatti che fatti non fummo a viver come bruti, come scriveva il Poeta.

La prima regola d’oro

Secondo i dati, lo stile di vita che più di tutti condiziona la durata della nostra esistenza, così come gli anni vissuti in salute, è la dieta che seguiamo. Poi tutti gli altri fattori di rischio. Ma noi che siamo maestri di cucina nel regno della dieta mediterranea, sappiamo riconoscere quali sono i cibi ultra processati e quelli contenenti zuccheri semplici? Noi che siamo maestri di sport (soprattutto in questo periodo post olimpico), sappiamo che dovremmo fare una passeggiata a passo svelto per almeno 30 minuti diciamo ogni due giorni, laddove possibile? Noi che viviamo nel Paese del sole, sappiamo quanto impatta lo stress psicofisico o il sacrificio di ore di sonno? Mi fermerei qui… forse tutto il resto lo sappiamo. 

Come usare i servizi sanitari

Al di là degli stili di vita, è molto importante saper usare correttamente i servizi sanitari. Sappiamo riconoscere invece l’impatto di un uso non appropriato? E quello di ricorrere al medico curante? Sappiamo dare il corretto credito alle diagnosi che maldestramente tiriamo fuori direttamente dalla tasca o dalla borsa? Se poi, da un momento all’altro arrivasse – chessò – una pandemia, sapremo riconoscere il valore del vaccino e del lavoro della vasta comunità scientifica che c’è dietro?

Health literacy, questa sconosciuta

Oltralpe e oltremare la chiamano health literacy, letteralmente alfabetizzazione sanitaria. Noi che siamo maestri di letteratura possiamo chiamarla meglio cultura della salute. Ma se è cultura… allora la si insegni a scuola, e – perché no? – in famiglia, o – perché no? – ovunque non disturbi.

Formare i genitori di domani 

La nostra Scuola c’è, accogliamo l’arrivo dell’insegnante di educazione motoria nella primaria, facciamoli innamorare di uno sport e non di fotoni a intermittenza, quelli che arrivano direttamente dalla tasca o dalla borsa di cui sopra. Auspichiamo che sempre più nella Scuola venga data alla cultura della salute la sua dignità, diamole un nome, un obiettivo. Educazione sanitaria, per formare i genitori di domani, che siano pronti, freschi di Scuola, almeno nella conoscenza.

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