Anna Gervasoni, docente dell’Università Cattaneo di Castellanza e direttore di Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) spiega come per ripartire e sia necessario rivedere le strategie imprenditoriali in base alle nuove esigenze
Fin dal primo giorno di lockdown l’abbiamo attesa. La ripartenza, il restart, quella data che ci farà tornare alla nostra vita e al nostro lavoro, con gradualità e cambiati. Forse in modo diverso e con delle limitazioni, ma usciremo.
Il bisogno vitale di connessione
Questo periodo ci ha allenato a ripensare alla nostra quotidianità. Il lavoro, gli affetti, le amicizie, gli spostamenti, tutto andrà rivisto e andremo a ricalibrare l’utilizzo delle tecnologie e le nostre abitudini. Stiamo facendo un esercizio di cambiamento collettivo: comprare la spesa, interagire con gli amici, fare riunioni, seguire corsi, pagare le bollette o allenarsi un po’: oggi queste azioni si svolgono attraverso l’uso di una connessione internet, di un’applicazione e di un device. Avere una connessione diventa fondamentale e discriminante, così come avere dimestichezza con telefonini e pc. E non è così scontato per alcune fasce ancorché per alcuni territori. Ma il restart parte anche da questo ,dal rendere capillare la rete e rendere amichevoli i mezzi di comunicazione. Sennò si rischia di essere tagliati fuori. Questo pone dei problemi per le fasce dei più fragili, soprattutto gli anziani, che andranno aiutati. Per chi invece è in attività, si aprono nuove opportunità anche nel ridistribuire i tempi tra lavoro e famiglia. Le nostre case diventano anche luoghi di lavoro, con opportunità e criticità: più smart working, meno mobilità e nuove forme di spostamento.
Nuovi tempi e spazi
Questo richiede però anche la creazione di nuovi spazi di socialità e revisione dei tempi e dei modi di lavoro. Speriamo di non vedere più le immagini dei treni o delle metro straripanti di pendolari, ma auspichiamo anche di non creare intere generazioni di persone sole. Il lavoro è anche socialità, e questo è un bisogno importante. Il confronto è importante, la relazione è interpersonale.
Basta burocrazia: servono risposte veloci
Per le imprese, restart significherà rivedere la propria strategia e i propri piani partendo dalle nuove esigenze dei clienti, e quindi dalla logistica, dai cicli produttivi, nonché della forza lavoro. Molte aziende, soprattutto le più piccole, ne usciranno in affanno e gli strumenti messi in campo dallo Stato non si sa se saranno sufficienti per coprire il fabbisogno di liquidità a breve termine e il fabbisogno di investimenti a lungo termine. Servono azioni e strumenti che incidano sul capitale di rischio e di debito messi in campo anche dal mercato. ma serve anche un nuovo approccio, meno burocratico. L’emergenza sanitaria ci sta insegnando la necessità della velocità nel prendere decisioni e avviare nuovi percorsi. La burocrazia è sempre stata, in Italia, un freno alle nuove attività, alla nuova imprenditorialità. Ora non potrà più essere così.
La necessità d’investimenti per la Sanità
Abbiamo infine scoperto che la nostra eccellenza sanitaria ha ampi margini di miglioramento; occorre investire di più in ricerca e innovazione medicale, nella farmaceutica e nei servizi di gestione dei pazienti. Il mondo della sanità e della cura della persona e degli anziani in particolare, nel pubblico e nel privato, hanno bisogno di investimenti per cambiare ed essere adeguati alle esigenze. Anche in questo campo bisogna avere un approccio innovativo. Ma le capacità imprenditoriali in Italia non mancano e a queste dobbiamo affidarci per ripartire e speriamo, ritrovarci migliori