Monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio, parla dei preti e suore di ieri e di oggi protagonisti delle puntate sul piccolo schermo
di monsignor Claudio Livetti
Oggi gli avversari politici sono capaci di amare la propria gente come Don Camillo e Peppone?
Don Matteo
Dopo aver visto e gustato Terens Hill in coppia con Bud Spencer nei film ricchi di baruffe e cazzottate, ce lo siamo successivamente trovato in una serie di fiction televisive. Una specie di “conversione” televisiva, un prete con la veste talare che ormai quasi più nessun sacerdote indossa e con l’immancabile bicicletta, che io stesso usai abbondantemente negli anni Cinquanta, prima di avere l’utilitaria. Se nei film dei vecchi tempi l’attore maneggiava robustamente “la clava” come l’uomo delle caverne, nelle puntate televisive usa delicatamente “il fioretto”, per affrontare e risolvere delicatamente in modo fine ed intelligente i problemi della comunità in cui è pastore. Papa Francesco più volte ha affermato che il pastore deve avere l’odore del gregge: metafora per dire che il parroco non è personaggio da sagrestia o da ufficio, ma persona presente in mezzo ai parrocchiani, sensibile ai loro problemi, diventato uno di loro: brianzolo in Brianza o milanese nella Metropoli o montanaro in Valsassina. Don Matteo già in canonica ha una presenza di persone bisognose alle quali fa da padre, ma in tutto il suo agire è attento e attivo a risolvere i problemi della sua gente: drammi familiari, crisi adolescenziali, devianze e carcerazione. Una nota sempre piacevole della fiction è l’intreccio di azione col Maresciallo dell’Arma, che perde sempre la partita a scacchi e arriva sempre in ritardo a risolvere il problema dell’arresto di un colpevole.
Che Dio ci aiuti
Oramai ci capita raramente di vedere le figure sacre delle suore: non ci sono più negli ospedali e nelle case di riposo, raramente nelle scuole dell’infanzia e negli oratori. Oggi le poche ragazze che si consacrano a Dio scelgono o la vita di clausura nei monasteri o nelle trappe oppure la vita nelle missioni nel Terzo Mondo. Ci sono però anche missionarie “a Kilometro zero”, consacrate ma senza indossare abiti sacri, poco visibili ma indispensabili nei centri di ricupero dei tossicodipendenti, delle ragazze che vogliono lasciare la prostituzione, delle madri maltrattate con bambini piccoli.
La fiction televisiva presenta queste missionarie “a Kilometro zero”: figure simpatiche di suore altruiste, sempre pronte ad ascoltare, a pazientare, a riconciliare, a risolvere problemi ingarbugliati. Suore sbrigliate, talvolta persino un po’ spregiudicate, ma sempre attente a non oltrepassare il limite. Suore coraggiose, non limitate da vecchie superiore incartapecorite che pongono davanti la frase trita: “La Santa Regola non permette”. Suore che si fanno in quattro per far capire che l’amore di Dio è grande, ma non è qualcosa di lontano ed etereo. È vicinanza, prossimità, presenza, testimoniata da persone a Lui vicine, a Lui sposate, capaci di farlo percepire e rifluire nelle situazioni concrete della vita.
Don Camillo
Con una certa frequenza ritorna sugli schermi la saga inventata da Giovannino Guareschi. Siamo nel primissimo Dopoguerra. 1946: nasce la Repubblica. 1948: le prime votazioni. In un paese sperduto della Bassa Padana si ritrovano due ex combattenti, due ex partigiani: Don Camillo è il parroco ligio al fatto che Pio XII ha scomunicato i comunisti e incoraggiato dal colloquio col grande Cristo dell’altare, al quale chiede sempre l’approvazione anche di cose poco approvabili; Peppone è il sindaco comunista che non sgarra una virgola dalle direttive del P.C.I. La lotta politica non è melliflua, ma rozza e talvolta aggressiva: a parole, a manifesti, a ricatti, a ceffoni e anche pedate.
Peppone riesce a ottenere dal vescovo il trasferimento del parroco in un paesino di montagna, ma poi deve andare a riprenderlo. Sempre in lotta, ma sempre solidali quando c’è di mezzo qualche difficoltà grave e il bene comune della popolazione. I due protagonisti/antagonisti finiscono a Roma: il parroco in Curia e il sindaco in Parlamento, ma è impossibile che rimangano assenti dal paesello tanto amato. Amici–nemici, ma inseparabili e innamorati della loro popolazione, per la quale ciascuno cerca di fare del proprio meglio. Gli avversari politici di oggi ne sono capaci?