Il roadshow del robot collaborativo pensato per fare appassionare gli studenti alle materie scientifiche e tecnologiche, è partito dal Campus Reti a Busto Arsizio, attraendo “come il miele” pure le ragazze
di Chiara Milani
Si chiama e.DO ed è un cobot. Ossia, un robot collaborativo che “attrae come il miele i ragazzi, ma anche le ragazze e ciò per noi è molto importante nell’ottica della femminilizzazione delle Stem, cioè le materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche”, come sottolineato da Ezio Fregnan, direttore di Comau Academy, esperto di automazione industriale e robotica, in occasione della prima tappa del roadshow che vede protagonista proprio il robottino di ultima generazione.
Teoria e pratica
Il progetto didattico itinerante per l’orientamento professionale, dedicato alle scuole, è infatti partito a ottobre da Busto Arsizio, dove per due giorni ha coinvolto gli istituto di istituti tecnici secondari superiori, come l‘Enaip, il liceo classico Crespi, l’artistico Candiani e l’Ite Tosi. Nel campus Reti, società benefit specializzata nella consulenza IT e prima italiana quotata a ottenere la certificazione B-Corp, i ragazzi e le ragazze hanno frequentato lezioni tematiche e pratiche in cui si sono cimentati con la risoluzione di problemi di lavoro reali attraverso l’utilizzo di e.DO, integrando così aspetti di robotica e industria 4.0, programmando e muovendo il braccio robotico nello spazio.
Un progetto didattico itinerante
L’iniziativa – realizzata da Comau e dalla rete di imprese Asse 4, con la collaborazione delle società Skills4U e Reti SpA e con il supporto dell’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa (Indire) e della Rete ITS Italy – proseguirà fino al 3 dicembre, toccando 12 regioni italiane.
“Porte aperte per toccare con mano la tecnologia”
Bruno Paneghini, amministratore e presidente di Reti Spa, spiega così la scelta di tenerlo a battesimo: “Era un’ulteriore opportunità di aprire le porte della nostra azienda agli studenti, che è una delle caratteristiche che ci ha sempre contraddistinto. Sicuramente durante il Covid19 abbiamo avuto uno stop alle nostre attività perché la legge non le consentiva, ma tenete presente che, prima dell’emergenza sanitaria, noi organizzavamo in azienda 3 o 4 eventi al mese, facendo così capire alla città che non siamo un corpo estraneo, bensì una realtà che sta crescendo costantemente, che speriamo porti lustro al territorio e che dà ai cittadini la possibilità di toccare con mano la tecnologia, che è una delle cose che meglio conosciamo”.
L’arte nel mondo tech, fonte di relax e ispirazione
Il tutto in un contesto tecnologico, ma anche artistico: “Mia moglie ed io abbiamo questa passione: abbiamo iniziato a creare una collezione circa 10 anni fa perché riteniamo che in una ambiente freddo, un po’ gelido come la tecnologia, l’arte dia tutte le sfumature del colore utili a rilassarsi, ma anche ad avere stimoli di ispirazione”, aggiunge infatti l’imprenditore.
Del resto, Paneghini ha avuto un’esperienza lavorativa anche in Olivetti, eccellenza italiana che sin dalla metà del secolo scorso ha prestato grande attenzione al design e alle novità artistiche coeve.