di monsignor Claudio Livetti
Alla soglia dei 92 anni, monsignor Claudio Livetti racconta la bella stagione vista da dentro una casa di riposo, dove lo spazio verde diventa il luogo più ambito per stare al fresco e fare un po’ di vita sociale
“Giardino terapeutico, fiore all’occhiello”
Da ormai 6 anni vivo alla casa di riposo La Provvidenza a Busto Arsizio e mi appresto a passarvi questa prossima estate. So già come sarà.
Il fascino del giardino
Gli ambienti sono sempre ottimamente riscaldati nei mesi freddi e refrigerati in quelli torridi, perciò non si soffre l’afa e l’umidità condensata. Ma il grande sogno nei mesi belli è quello del giardino, all’aria aperta, in mezzo al verde, che non scarseggia pur essendo nel centro della città. E’ una meravigliosa opportunità, che solitamente inizia in maggio, ma purtroppo quest’anno maggio si è identificato con dicembre. Seduti attorno ai tavolini si gode la frescura dell’ombra degli alberi. C’è anche chi preferisce il sole e approfitta di angoli soleggiati per rivivere i tempi giovanili di Riccione. Alcuni giorni della settimana nei mesi più caldi compare nei giardini il triciclo del gelataio, come quelli di una volta, per porgerlo gratis a tutti gli ospiti e anche ai loro parenti in visita. Da qualche tempo, oltre alla compagnia degli uccelli, c’è anche quella degli scoiattoli. Ve n’è qualcuno meno timido che si avvicina per prendere una nocciola o un’arachide dalla mano che la porge e poi sgattaiolare a mangiarselo in cima ad una pianta. Vi è poi in allestimento un modernissimo “giardino terapeutico”, che sarà un vero fiore all’occhiello.
Gli incontri e i racconti
Terminate le scuole, i nipoti (quelli affezionati e riconoscenti per tutto ciò che hanno ricevuto nell’infanzia) vengono più frequentemente ad incontrare i nonni. Costoro hanno una lunga storia alle spalle: sono stati a loro tempo figli ribelli, coi limiti dei tempi passati, poi sono stati genitori autoritari, adesso, con più primavere sulle spalle, cercano di essere nonni saggi e liberi. Talvolta gli incontri nonni/nipoti si prolungano, perché ci sono sempre cose belle e utili da raccontare. I nonni non sentono complessi di inferiorità di fronte ai nipoti che frequentano scuole superiori a quelle consentite ai loro tempi, godono nel vedere le immagini degli “aggeggi” che i nipoti hanno sempre in mano e si esprimono con semplicità e verità. Una persona è davvero vecchia quando non ha più niente da dire o quando ciò che dice non interessa a nessuno. Il pudore è un riserbo che cerca di nascondere il bene compiuto, come insegna il Vangelo: “Non sappia la destra ciò che fa la sinistra”, ma l’anziano non ha pudore, cioè non nasconde le cose belle realizzate e la difficoltà superate nel lungo cammino della vita. Ho in mente una nonna, insegnante in pensione, che per spronare il nipote lazzaroncello gli disse: “La mia vita è riuscita perché mi sono sempre impegnata in ciò che amavo e ho amato ciò per cui mi impegnavo”. Il vecchio può concedersi qualche vanto, perché non ha vergogna a lasciar vedere i propri limiti: gli apparecchi acustici, gli occhiali, le rughe, i capelli meno curati, il bastone, il deambulatore, la carrozzina. Il vecchio si sente libero, non è come chi in società vuol apparire e cerca di nascondere le brutture.
Gli svaghi
Qualche vecchio si lamenta perché le giornate sono sempre uguali: ma quando andava al lavoro non era la stessa monotonia? C’è però chi si impegna a dare un tocco di novità alla monotonia. Non c’è soltanto la televisione che può portare notizie, spettacoli, divertimenti. Alcuni anziani mantengono efficiente la loro vivacità culturale leggendo il giornale a cui sono abituati: c’è chi è abbonato alla Prealpina e qualche sfegatato sportivo che si fa portare dall’edicolante la Gazzetta dello sport. Il reparto dell’animazione organizza visite virtuali a città estere, film che hanno avuto particolare interesse, uscite per partecipare a manifestazioni della vita civica, anche se la pandemia ha lasciato tracce negative e frenato queste uscite. Il reparto di fisioterapia organizza momenti di “ginnastica ludica”, affinché anche attraverso il gioco si mantenga la funzionalità dei muscoli e delle capacità motorie e mentali. Il gruppo dei volontari intrattiene quasi giornalmente gli anziani con tombolate, quiz a premi, gioco del mercante in fiera. Direi che la parte del leone la fa il gioco delle carte. Ad ogni tavolino c’è sempre il crocchio dei giocatori: ospiti, ma anche parenti in visita. La briscola, la scopa, la mariana, la peppa tencia, scala quaranta e tanti altri giochi permettono di trascorrere ore che altrimenti sarebbero noia e apatia. Il più anziano ospite maschio, che veleggia serenamente verso i 103 anni, non si lascia mai mancare la partita a carte. Il figlio e la figlia si alternano a mantenere questo suo interesse: vale più di una terapia.