Il 4 Marzo i cittadini lombardi saranno chiamati alle urne anche per rinnovare i vertici regionali. Abbiamo messo a confronto le risposte di quelli che, stando ai sondaggi, saranno i due principali contendenti alla presidenza: il candidato del PD e quello del centrodestra
di Chiara Milani
GIORGIO GORI
In tre aggettivi, come vorrebbe che fosse descritta la Lombardia al termine del suo mandato?
Dinamica, perché penso che questa regione possa crescere di più e creare posti di lavoro. Trasparente, perché vorrei un’amministrazione onesta e davvero vicina ai cittadina. Inclusiva, perché in questo sviluppo vorrei più attenzione ai cittadini più fragili che in questi anni non se la sono passata tanto bene.
Fontana avrebbe detto che, dopo l’uscita della “razza bianca”, espressione di cui peraltro si è scusato, è cresciuto nei consensi. Lei come se lo spiega?
Sarà cresciuto nei consensi tra i leghisti che battono le mani quando sentono espressioni di questo tipo. Io credo che non siano la maggioranza dei lombardi. Anzi, credo che questa espressione sia un modo di pensare, di esprimersi, che tiene lontano dal candidato di centrodestra un bel pezzo di elettorato moderato, di centro, che in passato aveva votato per Roberto Maroni, ma che un candidato salviniano, con queste idee, con queste espressioni, non lo vota.
Il suo principale antagonista avrebbe detto che, se eletto, come prima cosacaccerà 100mila clandestini. E lei?
Devo dire che Fontana ha un rapporto con la realtà tutto suo, Ha raccontato di una regione invasa dall’Africa, quando non c’è invasione. C’è un tema vero, che è l’immigrazione, che noi come amministratori abbiamo il dovere di governare, anziché buttare benzina sul fuoco e fomentare le paure delle persone. A parte il fatto che l’espulsione non è una competenza della Regione, dovrebbe saperlo. Io auspico, come ha fatto la Germania, che lo Stato italiano possa aumentare il numero dei rimpatri e al contempo integrare meglio quelli che hanno voglia di lavorare e sono rispettosi delle nostre leggi. Credo sia una cosa molto civile. Io per prima cosa comunque cambierei la riforma della cronicità, che interessa 3 milioni e mezzo di lombardi e che è impostata in modo sbagliato. Porterà a intasare gli ospedali, mettendo ai margini la medicina del territorio, che io invece ritengo essere quella che dovrebbe prendersi carico in esclusiva dei malati cronici, quantomeno per le patologie più semplici.
Perché un cittadino del Varesotto dovrebbe votare lei anziché Fontana, considerando che è di qui ed è stato sindaco del capoluogo di provincia?
Perché hanno conosciuto Fontana, sanno come ha governato, soprattutto nel secondo mandato, e molti di loro sanno che non è adeguato a governare questa regione.
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ATTILIO FONTANA
In tre aggettivi, come vorrebbe che fosse descritta la Lombardia al termine del suo mandato?
La vorrei avere più efficiente, più sicura e bella come è bella oggi
Dopo l’uscita della “razza bianca”, espressione di cui peraltro lei si è scusato, avrebbe detto di essere cresciuto nei consensi…
Io avevo detto un’altra cosa. Quando il giornalista mi chiese se questa cosa mi avesse fatto acquisire notorietà io dissi: sarei ipocrita se non dicessi questa cosa. Ciò non toglie che non avrei voluto essere famoso per questa ragione. Il giornalista lo ha scritto, ma in due domande diverse, quindi non era scritto propriamente quanto avrei voluto
Si è anche letto che la prima cosa che farà, se eletto, sarà cacciare 100mila clandestini…
Quella non è la prima cosa: anche lì non è stata scritta correttamente, anche perché non è una cosa che compete a me. A me competerà andare a Roma a chiedere che venga rispettata la legge e quindi che coloro che non hanno diritto a stare nel nostro territorio vengano rimandati alla loro abitazione. In Lombardia ce ne sono più di 100mila. Ripeto: non è un’affermazione mia, ma un’affermazione prevista dalla legge. Il primo intervento sarà un piccolo intervento, ma che credo significativo: noi abbiamo già deciso che amplieremo la platea delle persone che potranno beneficiare del nido gratis..
Nel Varesotto lei gioca in casa, essendo stato anche sindaco del capoluogo. Ma perché un cittadino del resto della Lombardia, e non penso soltanto a Bergamo dove Gori è sindaco, dovrebbe votare lei anziché il suo principale antagonista, considerando tra l’altro che è un volto noto e non soltanto per questioni politiche?
Guardi, innanzitutto perché essere noti non per questioni politiche non c’entra molto. Secondariamente perché credo di poter offrire un’esperienza che, senza voler offendere Gori che è una persona che di certo ha grande valore, non ha sicuramente l’esperienza in campo amministrativo che ho io. Io ho fatto per dieci anni il sindaco di Varese, per un mandato quello di Induno Olona, per sei anni il presidente del consiglio regionale, quindi credo di poter dire di garantire una guida attenta, sicura della Regione. E poi perché ho una serie di proposte, progetti, che porteranno la nostra regione, che è già ad alto livello, ad essere ancora migliore e ancora più contemporanea. Quanto al fatto che io qui io giochi in casa… Spero di sì.
Nella foto: Giorgio Gori, il Palazzo della Regione Lombardia e Attilio Fontana (immortalato da Simona Chioccia)