“Mio figlio, malato raro, miracolato da Papa Francesco”
Dopo la scoperta della sindrome di cui soffriva il suo primogenito, Simona Pantalone ha fondato Aima Child, l’Associazione italiana di pazienti affetti da malformazione di Chiari, e Waterpolo Ability, prima squadra al mondo nata per promuovere la pallanuoto come disciplina paralimpica
di Chiara Milani
Mamma, innanzitutto. E poi, di conseguenza, presidente di Aima Child e Waterpolo Ability. La prima è l’Associazione italiana di pazienti affetti da malformazione di Chiari. La seconda è la prima squadra al mondo nata per promuovere la pallanuoto come disciplina paralimpica. In comune queste due realtà hanno appunto il fatto di essere nate da Simona Pantalone, una madre che ha deciso di non arrendersi davanti alla malattia rara di un figlio.
La diagnosi che cambia la vita
“A Tommaso la diagnosi è arrivata quando aveva 7 anni: come potete capire, quando c’è una diagnosi di una malattia rara, quello che succede all’interno di una famiglia è un fulmine a ciel sereno”, ricorda: “Io ero una mamma al primo figlio che ha fatto un figlio con una malattia rara e in quei casi ti guardi allo specchio e ti dici che una cosa dovevi fare bene nella vita e non l’hai fatta, quindi potete immaginare come mi sono sentita…”. Il racconto prosegue con grande franchezza: “Da quel momento in poi, la mia vita è stata una mission: dovevo trovare una soluzione per far guarire mio figlio”. Una missione sì, ma non solitaria. “In questi momenti, quando succedono queste cose, due sono le opzioni: o una coppia viene illuminata oppure viene incenerita, in questo caso ringrazio mio marito perché, assieme a mio figlio Tommaso, è stato il mio motore propulsivo”.
La forza di non arrendersi
Di qui la decisione di iniziare a documentarsi e a radunare attorno a sé altre famiglie che stavano vivendo lo stesso dramma del dolore cronico. Dando appunto vita ad Aima Child. Un impegno a favore dei malati rari che – viene da pensare col senno del poi – forse lassù qualcuno ha voluto premiare. Realizzando l’insperato. Perché quello che ci racconta poi è una notizia che scalda davvero il cuore.
L’incontro con Papa Francesco
“Nel 2013 decidiamo di portare 2.500 malati rari da Papa Francesco insieme ad altre persone e organizziamo tutta la trasferta”, ci spiega Pantalone, mostrandoci un video: “Tommaso ha preparato una pergamena meravigliosa in cui racconta al Pontefice chi e perché è lì e Papa Francesco gli mette una mano sulla sua testa. Lui all’epoca ha 13 anni, mi guarda e mi dice: mamma, non lo so, lui poteva fare qualsiasi cosa… chessò, darmi un buffetto su una guancia o stringermi la mano, invece io ho sentito questo calore dall’alto verso il basso che mi ha pervaso”. E qui inizia ciò che forse soltanto la fede può spiegare fino in fondo.
La guarigione insperata
“L’anno dopo, al consueto controllo, è emerso che il suo problema stava iniziando a migliorare, finché quattro anni più tardi ci hanno detto che era guarito completamente”. Simona si ferma, respira e calibra le parole: “Allora, che cosa è successo? Il mio parere è che Papa Francesco, mettendogli la mano in testa, ha fatto scattare qualcosa… ci ha fatto un miracolo”. Ecco, lo dice, ma subito puntualizza: “La scienza che cosa mi dice? Mi dice che la fossa cranica posteriore di mio figlio, dove aveva questa malformazione, ha finito di espandersi tra il tredicesimo e il quindicesimo anno di età e quindi in quei due anni è avvenuta la sua guarigione definitiva”.
Il tuffo in una nuova avventura
La stessa Chiesa, prima di gridare al miracolo, si muove con i piedi di piombo, procurandosi la necessaria, scrupolosa documentazione. Ma è ovvio che il fatto che sia accaduto qualcosa di miracoloso è il primo pensiero che viene alla mente ascoltando la storia di Tommaso. Il quale, prima di guarire, è stato anche il primo capitano della Waterpolo Ability, la realtà sportiva fondata sempre dalla sua vulcanica madre per permettere a lui ed altri ragazzi con disabilità sia intellettive sia fisiche di praticare pallanuoto. Un’opportunità che, fino a quel momento, non esisteva, perché l’unico tentativo fatto in passato si era ormai arenato da tempo.
L’ultimo traguardo da tagliare
“Sì, questa realtà nasce nel 2014 come un’iniziativa che all’epoca era sperimentale, perché si parlava di pallanuoto adaptive, quindi c’era un progetto d’inclusione e noi abbiamo messo in acqua 15 ragazzi, integrandoli in una squadra di normodotati”, narra la fondatrice, che rammenta: “E’ stato bellissimo vedere come, nonostante le loro difficoltà, scendessero in acqua col coltello tra i denti per giocare con i loro rivali, senza chiedere sconti”. Così, nel 2017, è poi stata costituita definitivamente la Waterpolo ability, che ha sede a Busto Arsizio, ”e grazie alla Federazione Italiana Nuoto paralimpico abbiamo potuto stendere il primo regolamento: adesso finalmente inizierà il 15 e 16 di aprile il terzo campionato di Serie A, dove chiaramente noi parteciperemo e ci sono una decina di squadre in tutta Italia”, incalza soddisfatta Pantalone. Che però non si ferma qui: “Il nostro sogno è quello di portare la pallanuoto ad essere disciplina paralimpica”. Difficile credere che qualcuno riuscirà a fermare mamma Simona prima del traguardo.