Roberta De Monticelli, filosofa e accademica italiana, รจ stata ospite a Gallarate della rassegna Filosofarti, il Festival di filosofia progettato da Cristina Boracchi in calendario fino al 29 marzo, che quest’anno ha come filo conduttore Ereditร : fare futuro
di Chiara Milani
In unโintervista lei si รจ definita โfondamentalmente europeistaโ. Si ricordano sempre i padri fondatori dell’Europa, come Altiero Spinelli di cui lei ha parlato quest’anno a Filosofarti a Gallarate, ma meno delle madri fondatrici… Lei come puรฒ commentare questa narrazione?
Credo di essere molto piรน che vagamente โeuropeistaโ: credo che non ci sia oggi compito piรน urgente che quello di arrivare a una vera Federazione degli Stati Uniti dโEuropa โ anche se non appartengo a nessun movimento federalista. Credo che dissociare lโidea di democrazia da quella di nazione sia la sola grande innovazione del pensiero politico novecentesco. E non solo del pensiero politico. Se vengo a Filosofarti a parlare di Spinelli, se lo faccio, con lโaiuto di un attore, in modo che anche il linguaggio, il racconto, la vicenda morale e spirituale di Spinelli siano percepiti, per cosรฌ dire, dal vivo, รจ perchรฉ quel pensiero รจ una grandiosa riflessione sullโintera civiltร europea, come civiltร della persona, ma anche civiltร incompiuta, e perciรฒ stesso capace di terribili involuzioni, ma anche di profondo rinnovamento.
Quanto alle madri fondatrici: forse se non ci fosse stata Ursula Hirschmann, la grande ispiratrice di due fra gli autori del Manifesto di Ventotene โ Spinelli ed Eugenio Colorni โ non si sarebbe acceso il fuoco del pensiero, a Ventotene. Scherzi a parte, allโEuropa e a una sua possibile costituzione, pensata, appunto, per una rifondazione della civiltร dalle rovine della guerra, sono dedicati gli scritti di Simone Weil dallโesilio londinese, nel โ42. Simone Weil, che fonda la politica sullโascolto dei bisogni dellโanima, dove il piรน profondo รจ quello di veritร , cuore del bisogno di giustizia, e che โ come Spinelli e senza certamente averlo conosciuto โ vuole dissociare il concetto di democrazia da quello di nazione. Una pensatrice europea e anche esplicitamente federalista fu Jeanne Hersch, uno dei miei maestri, sulla cattedra della quale successi a Ginevra fra il 1989 e il 2004. Oltre lโorizzonte federale europeo, verso lโorizzonte universalistico dei diritti umani, va il pensiero di Eleanor Roosvelt, alla tenacia della quale si deve la piรน importante opera dellโAssemblea delle Nazioni Unite: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il 10 dicembre 1948.
Oggi intanto in Europa il ruolo delle donne in politica รจ ben diverso da quello ricoperto finora in Italia. In che modo il pensiero filosofico potrebbe contribuire a cambiare la situazione?
Mah. Certo, Ursula van der Leyen ha avuto un ruolo importante nella recente ripresa del processo di integrazione delle politiche europee in seguito alla crisi covid. Perรฒ posso confessarle che a Roberta Metsola, attuale Presidente del Parlamento Europeo, preferivo David Sassoli? Voglio dire che la questione di genere mi pare meno importante quando si parla dellโintelligenza e sensibilitร dei dirigenti politici, da cui dipende che, progredendo nella cessione di sovranitร , possa spettare allโEuropa finalmente di legiferare meglio di quanto faccia ora lโItalia anche su materie di particolare interesse per una politica di genere.ย ย
Lei ha detto anche che non รจ una femminista militante, ma non รจ neanche antifemminista. Come si mantiene il giusto equilibrio?
Diciamo che รจ proprio la militanza femminista che non sento coinvolgente โ non qui e ora, quando quello che nel mondo รจ veramente minacciato sono semmai lโuniversalismo, i diritti umani, il liberalismo politico (vedi democrazie illiberali) e lo stato sociale. Le battaglie identitarie tipo LGTQ mi sembra siano oggi ben supportate, forse non hanno bisogno di ulteriore elaborazione teorica โ perchรฉ cosโaltro cโรจ da riconoscere oltre alla pari dignitร degli umani, indipendentemente da sesso, genere, orientamento sessuale? Questo non significa, appunto, che io non trovi odiose le discriminazioni legate al genere. Lo sono. In fondo fu la mia prima battaglia, a circa 3 o forse 4 anni di etร . Mi ricordo il sentimento di essere offesa nellโonore che provai quando la tata, volendo proteggermi dal sole, mi impose un foularino in testa, che mi ricordava quello di mia nonna: a me, il cui immaginario era giร tutto teso in grandi imprese principesche o guerriere, del tutto ignare del fatto che non si addicevano a una bambina. Ecco, allora sarei certamente stata una piccola femminista ardente.
In foto: Roberta De Monticelli