Matteo Inzaghi, autore di Mai più così belli – Il cinema nella New Hollywood tra storia, arte e psicologia, analizza il ruolo della musica nel cinema
di Matteo Inzaghi
Con l’arrivo dell’estate tornano i concerti all’aperto e le occasioni di incontro (che dopo lo stop pandemico risultano ancor più attesi e apprezzati) che uniscono la buona musica a un cielo stellato.
Novità sotto le stelle
A differenza di qualche anno fa, però, si riscontra un notevole aumento di eventi che rendono omaggio ai grandi compositori del Cinema. Non solo il compianto e celeberrimo Ennio Morricone, ma anche Hans Zimmer e John Williams, James Horner e Vangelis. E poi Moroder, Rota, Piovani e Sakamoto.
Intesa emozionante
Artisti di fama internazionale che devono il proprio successo al loro enorme talento, all’intesa creata con i registi e alla potenza evocativa della Settima Arte, capace di incidere nell’immaginario collettivo con le indelebili emozioni legate al connubio di sguardo e suono, visione e melodia. Ciascuno di noi ricorda la tenerezza o la paura, la tensione o il divertimento, la commozione o l’adrenalina innescati da questa o da quella sequenza, spesso scandita da una partitura musicale che rende il tutto indimenticabile.
Morricone-Leone, che “duetto”!
Il sodalizio tra Morricone e Sergio Leone è noto a tutti. Ma forse non tutti sanno che la loro intesa era talmente forte da rovesciare il modus operandi di tante altre lavorazioni. Nel caso specifico, infatti, il Maestro era solito comporre le colonne sonore prima che il cineasta girasse il film. Leone si limitava a raccontare all’amico Ennio la propria idea di base, soffermandosi sui dettagli del soggetto e dei personaggi narrati. Il compositore si basava su quei cenni e metteva mano al pentagramma, elaborando i brani che lo hanno reso unico a livello planetario e sui quali il regista, a sua volta, si basava per girare la pellicola. Pare che, in diverse occasioni, Leone abbia chiesto ai tecnici di scena di trasmettere le musiche di Morricone sul set, durante le riprese, così che ogni gesto, ogni passo, ogni movenza fosse ispirata dalle magnifiche note. Del resto, avete mai provato a guardare una scena di C’Era una Volta il West, o de Il Buono, il Brutto, il Cattivo, azzerando l’audio? Ferma restando la splendida abilità visiva del regista, quei capolavori, privati della partitura, perderebbero il 50% della loro efficacia.
Pellicola e pentagramma… all’unisono
Lo stesso, soltanto per cambiare esempio, vale per tanti altri punti di riferimento della Storia del Cinema. Provate a immaginare la danza dei ragazzi nella nebbia di Amarcord senza la musica di Rota; o gli sguardi di Corleone nel Padrino, senza le note dello stesso, gigantesco, autore italiano. Provate a guardare Lo Squalo senza l’inquietante sottofondo di Williams, o a immaginare le corse di Rocky Balboa senza l’energia di Bill Conti.
Dal Muto a oggi
Da quando i fratelli Lumière hanno ideato le immagini in movimento, la musica accompagna i nostri sogni (o i nostri incubi), solleticando quella sospensione dell’incredulità che fa del Cinema il migliore alleato nelle nostre fughe dalla quotidianità. Persino ai tempi del Muto, nelle piccole sale di paese, per dare inizio alla magia bastavano due cose: un grande schermo e un pianoforte.