La riflessione di grande attualità firmata da monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio
di Monsignor Claudio Livetti
Custodire la vita e la persona
Basta un minuscolo seme depositato nel grembo di una donna, unico terreno fertile capace di portarlo al pieno sviluppo, perché venga alla luce un essere umano. Solo la donna può riaprire la primavera della vita e realizzare lo slogan di moda oggi: ”Meno cucce e più culle”. Ogni essere umano ha avuto un prolungato incontro tattile con la propria madre ed essa lo custodisce anche nella vita. Non dimentichiamolo mai, anche se l’ambiente dei media è il nostro ambiente, come la foresta per i primitivi e il mare per i pesci. I bambini vengono alla luce col telefonino in mano e sono bombardati da suoni, immagini, colori, impulsi, vibrazioni, messaggi, ma le mamme non si rassegnano alla schiavitù del “virtuale” e custodiscono la ricchezza del rapporto reale. La comunicazione digitale, in cui siamo imprigionati, è estensiva e produce soltanto connessioni; il contatto interpersonale invece è intensivo e crea relazioni vere. A una bambina fa meglio raccogliere margherite e arrotolarsi sul prato del parco, giocando con la mamma, che ricevere cento messaggini affettuosi. La famiglia non è più, come una volta “un cuore e una capanna”, perché siamo connessi col villaggio globale, ma se non c’è una donna custode premurosa del calore umano, dell’abbraccio affettuoso, i cuori della capanna finiscono a distanza, al gelo.
Custodire la propria dignità
La donna deve rivendicare il diritto al lavoro, alla pari degli uomini. Il lavoro da una parte è una necessità per vivere. Non c’è da vergognarsi: si lavora per necessità, per portare a casa il pane. Dall’altra parte il lavoro è una maniera per realizzarsi, forse la miglior maniera per realizzarsi. Basta che non usurpi tutto lo spazio che è dovuto alla famiglia. Anche se i giovani sposi sono diventati collaborativi con le mogli più di quanto non lo fossero i loro genitori, il peso della famiglia, almeno sul piano pratico, grava principalmente sulle donne ed oggi le donne devono lavorare ed è giusto che lavorino. Se lo facessero soltanto per affermarsi, per fare soldi, per fare carriera, per poter dire: ”Sono una vincente”, scimmiotterebbero alcune devianze maschili. Le donne in genere, invece, lo fanno per essere di aiuto alla famiglia, valorizzando una loro capacità professionale, e per avere una giusta autonomia, anche di tipo economico, e il diritto a concedersi il giusto (e doveroso) riposo, coltivare le proprie amicizie e i propri hobby.
Custodire i sogni nel cassetto
I sogni nel cassetto presto o tardi (magari più tardi che presto) si possono realizzare. Le donne hanno avuto possibilità sempre più ampie di occupare posizioni prestigiose, nel campo culturale, politico, economico. Abbiamo rettrici di Università, sindachesse di importanti comuni e ministre di governo, imprenditrici di grosse aziende internazionali. Abbiamo una Regina che, nonostante varie traversie e preoccupazioni familiari, siede sul trono da settant’anni. Abbiamo ai massimi vertici della comunità europea tre donne stimate e capaci. Perché non pensare una donna alla massima carica dello Stato Italiano? Ultimamente il teatrino tragicomico della politica ha fatto finta di lasciarlo sognare, ma è stata un’illusione ben presto sfumata, a danno di due donne degnissime, subito bruciate. Per sette anni l’Italia ha il suo Capo dello Stato a cui auguriamo ogni bene. Custodiamo però sempre nel cassetto il sogno di una Presidentessa …