L’Archimede dei giochi

di Redazione VareseMese

Con l’autunno, tornano le domenica in famiglia passate a giocare attorno a un tavolo. In occasione del centenario della nascita, il game designer bustocco Luca Borsa ricorda il più grande ideatore di board games

di Luca Borsa

Se chiedete chi ha ideato il Monopoli o il Risiko, probabilmente nessuno vi risponderà. Anche perché sulle scatole non è riportato. Ma se comprate un gioco da tavolo moderno, sul fronte della confezione troverete sicuramente il nome o i nomi degli autori proprio come accade per i libri. Questa prassi, però, appunto non avveniva nel passato e soltanto dalla mitica sera del 4 febbraio del 1988, in occasione di una cena durante la Fiera del giocattolo di Norimberga, 13 autori di giochi siglarono Il patto del sottobicchiere di birra, che riportava: “Nessuno di noi darà più un gioco a un editore se il suo nome non sarà scritto in alto sulla scatola.” Tra di loro anche la firma di Alex Randolph, “l’uomo che inventò il mestiere dell’autore di gioco” .

Il titolo di Reverente Maestro

Alex Randolph (4 maggio 1922 Venezia, 27 aprile 2004) è da considerarsi il più importante e prolifico autore che il mondo del gioco da tavolo abbia mai conosciuto: nato in Cecoslovacchia da madre americana e padre russo, ha avuto una vita avventurosa e piena di aneddoti, che vi consiglio di approfondire. Vincitori dei più prestigiosi premi, è stato insignito nel 2001 del titolo di Ehrenzunftmeister (Reverente maestro) dalla Saz (Spiele-Autoren-Zunft,  l’associazione degli autori di giochi). Quest’anno è il centenario della sua nascita e in tutto il mondo si sono organizzate mostre ed eventi per ricordarlo e soprattutto per ricordare i suoi giochi: veri e propri capolavori.

Il legame con l’Italia

L’Italia è particolarmente legata alla sua figura, perché Alex si è stabilito a Venezia fino alla sua morte. In questa città si svolge ogni due anni il Premio Archimede per giochi inediti, dedicato a lui. Più di vent’anni fa, fu proprio a un’edizione di questo riconoscimento che lo conobbi ed ebbi la fortuna di ricevere i suoi consigli: sì, perchè, oltre ad essere un grande autore, Alex è stato un grande uomo cordiale e disponibile, gran parlatore e divulgatore, attento proprio alle nuove generazioni.

Il laboratorio veneziano

A Venezia, Randolph aveva uno studio: un laboratorio creativo di idee. Infatti, spesso disegnava e “ingegnerizzava” i pezzi o le parti che avrebbero fatto parte dei suoi giochi con una maestria degna di un grande artigiano: penso a Inkognito, Carnevale di spie a Venezia (ideato con Leo Colovini, autore veneziano considerato il suo erede), con personaggio di forme diverse o Russebande, in cui i porcellini possono essere impilati, diventando un gioco nel gioco. O, ancora, a Vampiri in Salsa Rossa, con un giovane Walter Obert, autore torinese molto affermato allora alle prime armi.

Le creazioni immortali

Alex ha creato molti titoli che hanno fatto la storia del settore e la sua grande capacità è stata quella di fare giochi che spesso hanno regole molto semplici, ma mai banali, che rendono il divertimento profondo e affascinante: penso a Twist, quello che più amava ma anche a Fantasmi, Venice Connection, Sagaland” fino a Xe Queo, un piccolo gioco di bluff in veneziano che adoro.

L’eredità

Quello che ci ha lasciato Alex è che i suoi giochi – ancora oggi rieditati, attuali, apprezzati e giocati – sono fonte d’ispirazione per chi come me fa questo meraviglioso lavoro, di cui lui è stato il padre. 

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