. Il bustocco Luca Borsa, game designer, offre ai nostri lettori alcuni consigli per la crescita di figli e nipoti, affinché ricevano importanti insegnamenti anche quando non sono sui banchi di scuola
di Luca Borsa
Imparare divertendosi è il sogno di tutti. A qualsiasi età. Non a caso, i bambini apprendono e si confrontano con il mondo attraverso quello che i pedagogisti chiamano “canale ludico“. Attraverso il gioco, infatti, si raggiungono molti obiettivi formativi. Ecco che certi svaghi ci vengono allora in aiuto come strumento utile per trasmettere concetti, nozioni, informazioni nell’uso del linguaggio piuttosto che nell’approccio alla matematica, soltanto per citare alcuni esempi.
Tra puzzle e linee montessoriane
Soprattutto in età prescolare l’utilizzo dei cosiddetti giochi da tavolo educativi è usata in maniera costante da maestri e genitori, senza contare che non c’è nonno o nonna che non abbia regalato a un nipotino un’attività da svolgere con le lettere o i numeri. Di proposte di questo tipo ce ne sono infinite: ogni casa editrice ha la sua linea specifica, fatta di puzzle o memory di ogni tipo che stimolano l’apprendimento, spesso con illustrazioni accattivanti e giocose. Non ultimo sono nate molte linee “montessoriane”, che le aziende di un certo livello studiano con il supporto di pedagogisti.
Parola d’ordine: qualità
Allora come orientarsi nella scelta di questi prodotti? Direi innanzitutto di non fermarci all’apparenza o al nome del gioco o alla casa editrice che fa la pubblicità in tv, ma di cercare la qualità. Nei materiali, soprattutto: se avete bambini piccoli lo spessore di una tessera o di una carta fa tutta la differenza per la durata del gioco. E poi nel tipo di gioco, che deve innanzitutto divertire. Si impara se ci si diverte, altrimenti queste scatole saranno relegate a prendere polvere nei vostri armadi.
L’alternativa “furba”
Quindi, un’alternativa agli intrattenimenti che mostrano sulla scatola un serie di indicazioni di come questo gioco farà bene ai vostri figli ci sono i giochi da tavola veri e propri, che sono educativi a prescindere e che insegnano competenze partendo da un approccio diverso, che è quello del divertimento. Un esempio per farvi capire meglio cosa intendo: se devo raggiungere lo scopo di far imparare le tabelline, posso usare un classico gioco educativo, che di solito non ha regole, ma soltanto tessere che, combinate, mi danno i risultati delle tabelline. Oppure posso utilizzare un’attività da tavolo, con regole, con cui mi diverto perché sto giocando, ma nello stesso tempo indirettamente imparo, facendo scelte. Penso ai Pirati matematici, ad esempio, in cui le palle di cannone finiscono sopra tesori di diverso valore e per poterli ottenere bisogna fare il giusto calcolo.
Così le materie diventano spassose
Anche in età scolare l’uso del gioco da tavolo è uno strumento per far assimilare concetti in ogni materia: ce ne sono di divertenti, la cui ambientazione o il meccanismo può riferirsi a concetti di economia o spaziare nel campo dell’arte.
L’exploit della gamification
Queste proposte diventano potenti strumenti di educazione, cooperazione e apprendimento a tal punto che, anche il mondo dei grandi, li sta sempre di più utilizzando: ci sono aziende che li usano per la selezione e la formazione del personale.
Dunque, buon gioco a tutti!
In foto: Luca Borsa