Luca Borsa, game designer di Busto Arsizio, spiega il successo delle “competizioni in scatola”
di Luca Borsa
Chi non vorrebbe essere un giorno in maglia rosa o vincere un gran premio o segnare un gol nella finale mondiale? Se faccio un passo indietro e torno bambino mi vedo sulla spiaggia costruire una pista di biglie con raffigurati ciclisti e allora la sabbia diventa l’asfalto e la curva un ottimo punto dove superare l’avversario, biglie, tappi qualsiasi cosa da lanciare, spingere simulava una corsa.
Quel sogno da bambino
Del resto, lo sport e le competizioni sportive sono parte integrante della nostra vita: ci sono discipline che si praticano dalla notte dei tempi ed altre inventati da poco, ma la sfida, la competizione e il sogno di una vittoria ci accompagnano fin da bambini. “Diventerò campione del mondo” ci diciamo in molti da piccoli: la tenacia la passione portano alcuni di noi a riuscirci. altri invece si dovranno accontentare praticarlo in modo amatoriale, altri di essere semplici spettatori e magari inventarsi modi di emulare i campioni. Ecco, allora, che simulare competizioni sportive diventa una necessità.
Ogni sfida è… un gioco
I giocattoli, i giochi in scatola e i videogiochi non potevano lasciarsi sfuggire una simile occasione e così la simulazione sportiva è diventata un tema che ha favorito la realizzazione di centinaia di titoli che raccontano gare, competizioni, sfide in tutte le specialità: dalle corse automobilistiche alla scalata del K2 fino alla partita di tennis.
Il mitico calcio formato mignon
Per gli amanti del calcio, poi, il mitico Subbuteo ha portato in miniatura una vera partita e sfruttando il tocco di dito (già usato per giocare coi tappi e le biglie) ha divertito milioni di appassionati con migliaia di cultori della materia che ancora oggi organizzano tornei ed eventi seguitissimi.
L’adrenalina della corsa… senza muoversi
Comunque, su tutte, le gare automobilistiche sembrano essere quelle più adrenaliniche: dalle piste elettriche – la prima nata è del 1912 – ai giochi da tavolo, nei quali con le più svariate meccaniche si fanno muovere, superare o portare all’uscita di strada le auto che gareggiano e corrono su circuiti disegnati su un tabellone. Fino alle performance iperealistiche dei videogiochi, usati addirittura dagli stessi piloti per memorizzare meglio i circuiti. Dunque, sono tantissimi i giochi che parlano di questo sport…io stesso ideai un gioco sulla Formula 1 quando avevo soltanto 14 anni. Di recente, per i bambini ha avuto molto successo Monza: un gioco in cui, attraverso l’associazione di colore, le piccole automobiline avanzano fino al traguardo finale. Dare al giocatore la sensazione di essere dentro la corsa comunque non è sempre semplice: ci è riuscito Flame Rouge, ambientato nelle gare ciclistiche, che è stato anche Gioco dell’anno in Italia e ha vinto premi in tutto il mondo.
L’importante è immedesimarsi
Potrei anche farvi infiniti esempi di corse di cavalli, regate veliche, sfide olimpiche, scalate e persino corse con i cani da slitta. Ma ciò che rende tanto popolare e gettonata questa tipologia di attività ludica è l’immedesimazione, la teatralità: quando giochiamo noi vogliamo essere il campione che amiamo, la squadra del cuore, ed è quello che in fondo ogni bambino – ma anche adulto – cerca: più il gioco diverte e appassiona, più cresce questo voler essere protagonista e vincitore.
Imparare divertendosi
Il tutto insegnando, forse anche più di altri tipi di gioco, che esiste un primo, un secondo e un terzo classificato e che anche gli sconfitti potranno sempre avere una seconda opportunità.
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