La svolta

di Andrea Mallamo

L’adolescenza risulta un passaggio fondamentale anche per la propensione delle ragazze verso le discipline scientifico-tecnologiche. Ecco come si muove il territorio

a cura della redazione

L’amore delle ragazze italiane verso scienze e tecnologie sboccia attorno agli 11 anni, in linea con altri stati europei, ma cala verso i 17, proprio quando si tratta di scegliere che cosa fare “ da grandi”. Anche se in molti ancora lo ignorano, a stabilirlo, due anni fa, è stato l’apposito report di Microsoft e della London school of Economics. La scelta delle superiori di secondo grado e le prime esperienze di stage lavorativi durante gli studi, che l’Ufficio scolastico provinciale e la Camera di Commercio di Varese stanno seguendo con particolare attenzione, risultano dunque strategiche anche per indirizzare le donne verso percorsi che non siano soltanto umanistici.

Italia terza in Europa, ma non tutti i corso sono uguali

Peraltro, il recente risultato dell’Osservatorio Talents Venture, 2019 – Il Gender Gap nelle Lauree Stem evidenzia come l’Italia faccia meglio di altre nazioni europee, anche se la parità di genere è ancora lontana. In sintesi, il 17,71% del totale delle donne iscritte alle università nell’anno accademico 2017/2018 ha frequentato un corso Stem (Science, Technology, Engineering and Mathemathics) e questo è il valore più alto degli ultimi dieci anni. Dunque, se si guarda alla percentuale delle ragazze sul totale degli iscritti a facoltà di questo tipo, siamo terzi in Europa, dietro Gran Bretagna e Polonia, con circa il 37%, contro una media del 32%. Ciò sarebbe però dovuto ai diversi indirizzi compresi nel termine in questione. La presenza delle ragazze oscilla così dal 81% nel gruppo Letterario, filosofico, artistico e storico (i cui corsi in “Conservazione dei beni culturali” sono classificati come Stem) al 20% di Ingegneria elettronica e dell’informazione.

Lombardia indietro nella riduzione del gender gap

In ogni caso, sempre secondo questa ricerca, in quest’ambito è il Meridione ad essere in testa nella riduzione del gender gap: il 19,2% delle studentesse delle regioni del Sud Italia, infatti, è iscritto a facoltà scientifiche, contro il 17,7% della media nazionale e una Lombardia ferma al 15,9.

Liuc e Insubria: poli opposti, ma non troppo

Per quanto riguarda gli atenei del nostro territorio, dati Almalaurea alla mano, all’università Liuc Cattaneo di Castellanza, che ha entrambe le facoltà – Economia e Ingegneria gestionale – in questo settore, oltre 6 laureati su 10 sono uomini (452 maschi contro 287 femmine su un totale di 739). La statistica è quasi opposta invece all’Università dell’Insubria, dove su 1.764 laureati, quasi il 60% sono donne (1.038) e poco più del 40% uomini (726). In questo caso, però, i gruppi disciplinari sono 10 e le studentesse che completano i corsi sono la stragrande maggioranza nell’ambito linguistico e in quello politico-sociale (più di 8 su 10), mentre hanno la percentuale minore proprio a ingegneria e in campo scientifico (neanche 2 su 10). 

In foto: il presidente della Cciaa Fabio Lunghi incontra i rappresentanti delle scuole

 

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