“Basta cliché”

di Andrea Mallamo

Dal 16 novembre al 21 dicembre si svolgerà online il corso di alta formazione dell’Università dell’Insubria sulla comunicazione di genere nel lavoro e sul web. Intanto, tre docenti dell’ateneo hanno curato un libro sui luoghi comuni ancora diffusi. Lo psicologo e psicoterapeuta Paolo Bozzato spiega perché

a cura della redazione

Si terrà online, tutti i martedì e i venerdì dalle 17 alle 21, a partire dal 16 novembre fino al 21 dicembre, il corso di alta formazione sulla comunicazione di genere nel lavoro e sul web promosso dall’Università dell’Insubria

Nel frattempo, quest’anno, tre docenti dell’ateneo hanno dato alle stampe il libro Infirmitas sexus, pubblicato dalla Mimesis, che contiene ricerche sugli stereotipi di genere in prospettiva multidisciplinare. Il volume – la cui prefazione è scritta dal nostro direttore, Chiara Milani –  è curato a sei mani dai professori Paola Biavaschi, Paolo Nitti e Paolo Bozzato, psicologo, psicoterapeuta e professore a contratto di Psicologia sociale della comunicazione, che è autore di due contributi e che abbiamo intervistato.  

Perché avete scritto questo libro?

Perché gli stereotipi di genere sono ancora molto diffusi e non se ne parla ancora abbastanza e il loro aspetto più insidioso sta proprio nel prescrivere delle aspettative sia verso le femmine sia verso i maschi, che influenzano a livello inconscio scelte e decisioni e quindi possono generare diseguaglianze socialmente accettate, ma chiaramente sbagliate e talvolta persino discriminazioni. Sia io sia gli altri curatori del volume siamo docenti della facoltà di Scienze della comunicazione e quindi vogliamo che i futuri esperti della comunicazione imparino a prevenire e arginare così stereotipi di genere nella comunicazione giornalistica, politica, sociale e d’impresa.

Come accennava, certi cliché non colpiscono soltanto le donne, ma quelli che le riguardano quali sono?

Quelli che oggi le interessano purtroppo sono ancora molti. Non lo diciamo soltanto noi nel libro: lo dice pure l’Istat, che in una rilevazione statistica recente ha individuato proprio gli stereotipi di genere più diffusi in Italia, tra cui l’idea che è il successo lavorativo sia più importante per gli uomini che per le donne… il 30% degli intervistati purtroppo la pensa ancora così. Ancora, c’è l’opinione secondo cui le donne siano più adatte ad occuparsi delle faccende domestiche rispetto agli uomini e di conseguenza l’idea che spetti agli uomini provvedere alle necessità economiche della famiglia. Quindi, questi stereotipi sembrano voler cristallizzare il ruolo delle donne nella vita domestica, così come era nella famiglia patriarcale tradizionale e rappresentano secondo noi una sorta di resistenza al cambiamento di fronte alle trasformazioni ormai iniziate decenni fa nella nostra società, verso una maggiore parità tra i generi.

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