La presentazione del volume Olgiate Olona, sguardi contemporanei di luce è stata l’occasione per parlare del progetto di recupero di Villa Gonzaga, che custodisce la storia struggente degli “opaini”. Siamo scesi nei sotterranei chiusi da oltre quarant’anni…
di Chiara Milani
Scendere nei sotterranei di Villa Gonzaga significa immergersi in una dimensione parallela. Dove tutto è rimasto com’era. Le sediole, gli appendini bassi, le piccole vasche, i libri con la dieta dei bimbi… e i corridoi lunghi lunghi, che si sviluppano sotto l’antica dimora. Perché d’inverno i bambini non dovevano uscire all’aperto e prendere freddo per passare dalle camerate ai bagni. Quelli, infatti, erano piccoli speciali: gli “opaini”, come vengono chiamati coloro che, grazie all’Opai (Opera di prevenzione antitubercolare infantile) hanno avuto salva la vita due volte. Perché sono stati allontanati, spesso ancora in fasce, da famiglie ad alto rischio di contagio, in quanto avevano contratto la malattia, e fatti crescere in un ambiente sano. E perché qui – nel primo preventorio italiano, costruito a Olgiate Olona grazie alla volontà di personalità come il medico Luigi Mangiagalli – hanno imparato un lavoro, che ha permesso loro di vivere una volta fuori.
I fantasmi di un’infanzia salvata
Nell’ambiente polveroso, dove la luce naturale trapela a tratti e quella artificiale è affidata a qualche interruttore ancora attivo a oltre 40 anni dalla chiusura della struttura, pare ancora di scorgere quei bimbi. Non a caso, nel suo libro Olgiate Olona, sguardi contemporanei di luce, il fotografo Claudio Argentiero ha immortalato anche alcune bambine, che appaiono sfocate, quasi fossero i fantasmi di quell’infanzia che ancora aleggiano nella struttura. Un’atmosfera ovattata che, del resto, tra la nebbia notturna e il candore della neve contraddistingue un po’ tutto il volume commissionato dall’amministrazione comunale al presidente dell’Afi (Archivio fotografico italiano), il quale lo ha presentato il mese scorso nel teatrino dell’antica dimora.
Una dimensione parallela
“Per il fotografo scendere queste scale significa andare oltre l’orizzonte perché vivi una tua dimensione: il silenzio, i profumi, gli odori… una partecipazione che in qualche modo ti stacca dal mondo reale ed è il ruolo straordinario della fotografia autoriale. Un libro così può far capire quale ricchezza sia e contribuire a farla conoscere”, commenta Argentiero, che si spinge ancora più in la, auspicando la creazione di “associazioni che possano trasformare un bene come questo in qualcosa d’importante per il territorio, ma anche di turistico e quindi economico, perché queste peculiarità non si trovano ovunque ed è fantastico che pensare un turismo colto possa scoprire le peculiarità uniche che si trovano qui”.
“Immagini che arrivano dritte al cuore”
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco, Giovanni Montano: “I sotterranei rappresentano meglio di altre zone della villa la memoria storica che quello che vivevano questi bambini: sono di fatto congelati nel tempo e rappresentano una visione meno patinata, ma più vera di quello che è stato l’Opai come casa di tanti bambini”. Di qui, il volume: “L’idea era quella di proporre immagini immediate, significative, poetiche, che con le didascalie sapienti della professoressa Alfiuccia Musumeci arrivassero dritto al cuore di ognuno di noi, avvicinando tante persone che magari sono spaventate da documenti importanti, ma magari di difficile lettura”.
Un sogno… step by step
Per il recupero dell’intero edificio, che rappresenta un sogno da 5 milioni di euro per oltre 3mila metri quadrati di superficie e 5mila di parco, l’amministrazione civica ha deciso di procedere step by step. “In questo momento siamo attivi per la prima parte, che riguarda la riqualificazione della sala dei Capitani e quelle attigue, con i meravigliosi pavimenti settecenteschi e soffitti a cassettoni”, ricorda l’assessore al Territorio, Paolo Maccabei.
“Qui il tempo si è fermato”
“Qui il tempo si è fermato alla fine degli anni Settanta”, conclude Sonia Conte, consigliera delegata alla Cultura, che è esperta di restauro: “Si tratta di un grandissimo valore artistico, perché parliamo di una villa d’impianto secentesco, che poi si è trasformata nel tempo, con facciata neoclassica. Abbiamo poi anche altri edifici, che sono stati inaugurati addirittura dal re Vittorio Emanuele nel 1925 e 1932, che sono le nostre attuali scuole primarie Ferrini”.
Lo scrigno
Quello che già oggi si può ammirare è la Sala Alba, con le illustrazioni del fumettista Antonio Rubino, tra i fondatori del Corriere dei Piccoli. Un piccolo, grande scrigno d’immagini che riportano al tempo dell’infanzia nel Ventennio.
In foto: Un’immagine dei sotterranei di Villa Gonzaga tratta dal libro Olgiate Olona, sguardi contemporanei di luce