Dopo l’incontro a Duemilalibri a Gallarate, in cui ha presentato la sua biografia di successo sulla sovrana piĆ¹ longeva della storia della Gran Bretagna, lo storico corrispondente della Rai da Londra riflette con noi sul ruolo della monarca come simbolo di emancipazione femminile
di Chiara Milani
Altro che principessa delle favole, come appare agli occhi del grande pubblico mondiale. Elisabetta II, che ha alimentato lo spettacolo delle scarpette di cristallo, ha invece infranto il soffitto di cristallo affermandosi come una delle icone indimenticabili del Novecento e della prima metĆ di questo secolo.
Una vita irreprensibile
A spiegarlo ĆØ Antonio Caprarica, a lungo corrispondente della Rai da Londra e autore della fortuna biografia Elisabetta per sempre regina, presentato il mese scorso alla rassegna Duemilalibri a Gallarate: āIl racconto ĆØ una cosa, la sostanza ĆØ quella una donna che ha fatto del senso del dovere la sua religione e che ha passato l’esistenza a rassicurare i milioni di sudditi, che hanno sempre guardato a lei come all’ancora di salvezza in tutte le situazioni piĆ¹ difficili, piĆ¹ complicate, piĆ¹ incerteā. A supporto della sua tesi, il giornalista cita anche i tempi recenti della pandemia: āBasti ricordare che cosa ĆØ stato l‘aprile del 2020 e il suo appello televisivo: sapete che la regina in tutto ha parlato cinque volte in tv ai sudditi. Una di queste ĆØ stata durante la pandemia e l’ha dovuto fare perchĆ©, con un primo ministro che a un certo punto addirittura ha dovuto lasciare il timone perchĆ© lui stesso si era ammalato, c’era solo la regina a cui aggrapparsi e lei ha fatto come sempre il suo dovere, andando in televisione con la stessa compostezza che ha aveva 70 anni fa, la stessa calma, la stessa tranquillitĆ e lo stesso sense of humour anche in una situazione drammatica come era quella che l’Inghilterra stava vivendo e ahimĆØ potrebbe forse di vivere nelle prossime settimane, e ha detto agli inglesi le cose che doveva dire: reagite come abbiamo sempre reagito, come questo Paese ha reagito alla guerra, siate all’altezza dell’esempio dei vostri padri e dei nostri nonni dinanzi all’aggressione nazista e fate in modo che della nostra generazione si dica che furono come quelle che ci hanno precedute, segnata dalla forza di volontĆ , dalla determinazione a resistere e anche dal senso di umorismoā.
Quell’aura di sacralitĆ
Ecco perchĆ©, qualsiasi cosa succeda dopo di lei, Elisabetta II per lo scrittore rimarrĆ āl’ultima reginaā. PoichĆ©, spiega Caprarica, āchiunque venga dopo di lei non sa potrĆ mai piĆ¹ avere quell’aura di sacralitĆ che circondava il suo essere regina, cioĆØ essere memoria vivente dell’impero che ĆØ stata la Gran Bretagna e che non ĆØ piĆ¹ da molti decenni, quelli che coincidono con il suo regnoā. Quindi, ālei ĆØ stata per milioni di inglesi l’incarnazione della loro memoria, della loro vita e naturalmente, quando non ci sarĆ piĆ¹ Elisabetta, i suoi successori non avranno piĆ¹ quel genere i sudditi a cui rivolgersi. Ne avranno altri che hanno altre attese, hanno altre aspettative: diciamo che la nuova monarchia l’abbiamo vista all’opera al premio ambientalista che ĆØ stato dato di recente, con sovrani che si presentano con vestiti giĆ usati e l’invito a riciclare bene, con molto stile, abiti giĆ usatiā. Quindi, ātutto l’apparato di lusso, di sfarzo, di grandiositĆ che appartiene alla dinastia inglese, alla monarchia britannica, e che ce l’ha fatta anche amare, invidiare, guardare con curiositĆ in tutti questi anni, andrĆ scomparendo: altre regine ci saranno, ma saranno come quelle che giĆ oggi vanno in biciclettaā, conclude il nostro interlocutore.
God save the (last) Queen
Mentre il nostro mensile va in stampa, peraltro, la salute di Elisabetta, oggi 95enne, ĆØ fonte di preoccupazione. La speranza ĆØ che abbia ragione Caprarica, nel commentare con umorismo inglese: āCome ebbe a dire un famoso scrittore quando per errore pubblicarono il suo necrologio: le notizie sulla mia morte sono largamente esagerateā. Insomma: prendendo spunto dall’inno britannico, God save the (last) Queen. Ossia: Dio salvi l’ultima regina.
Foto: Antonio Caprarica a Duemilalibri a Gallarate – (Ph: Pamela Barba, Fotoclub Il Sestante)