Due docenti del CAB, Centro Artecultura Bustese, parlano dell’importanza di coniugare creatività e tecnica
di Elisabetta Farioli
Artisti si nasce o si diventa? Sbirciando tra le biografie di alcuni maestri si scopre che, in alcuni di loro, la passione per la pittura, la scrittura, la musica o la scultura è esplosa in età matura.
L’età giusta non esiste
A volte occorre tempo per scoprire i propri talenti e metterli a frutto, demolendo le solite frasi confezionate come “…fin da bambino dipingevo, oppure, suonavo ecc.”, come fossero tutti enfant prodige. Pensiamo ad esempio a Henri Rousseau che ha più 30 anni quando decide di raccontare, nei dipinti, i suoi mondi fantastici, e come lui, tanti altri.
Non esiste un’età per diventare o scoprirsi artista: qualcuno lo diventa a “suon” di esercizio, frequentando corsi e laboratori attraverso i quali coltiva o perfeziona la propria “vena creativa”.
“La creatività va allenata”
“La creatività è un’abilità che si può sviluppare e allenare – precisa Giovanni Benzi docente di scrittura creativa al CAB, Centro Artecultura Bustese -. Esistono differenti tecniche che offrono una “palestra” tanto vasta da porter essere frequentata da chiunque. Certo, come in ogni attività umana, c’è chi riuscirà meglio, ma nessuno è negato”.
L’importanza della tecnica
Ma la creatività da sola non basta: occorre anche la tecnica “che invece”, prosegue Benzi “s’insegna e dalla quale s’impara. Segue il talento, una dote che si possiede, ma che da solo non porta da nessuna parte anzi, se non stimolato, può morire. Ho visto persone farlo inaridire perché convinte che bastasse. Il talento infatti va allenato, coltivato, messo nelle condizioni di crescere e a questo punto, un corso, diventa fondamentale. Per partecipare, non occorrono requisiti particolari: “Soltanto la voglia di mettersi in gioco, il desiderio, nel caso specifico della materia che insegno, di scrivere per qualunque ragione, e poi, semplicemente giocare e… fare i compiti”, conclude il docente.
Tutt’uno con l’argilla
A proposito di gioco, passiamo dal corso di scrittura creativa a quello di ceramica, ispirati dal legame tra “parola e terra”. Per noi figli della civiltà del libro, infatti, il pensiero corre al Golem, personaggio di una leggenda con radici antichissime. Una creatura costruita e plasmata dall’argilla, cui un rabbino dà vita tramite il potere creatore del Verbo. Un foglio scritto e posizionato nella bocca della creatura gli infonde la vita.
Noi, al contrario, siamo partiti dal “soffio vitale” di Golem per arrivare al corpo, alla materia. L’ approccio con un corso di ceramica ha caratteristiche diverse. Si affondano le mani nella terra e, in questo contatto, l’esecutore e l’argilla diventano un tutt’uno. E’ un laboratorio che richiede una certa attitudine, quali sono i requisiti?
Voglia di fare
“Sicuramente bisogna avere una predisposizione, ma in realtà tutti possono partecipare”: precisa Sara Cozzi, docente ceramista: “L’argilla è terra e riuscire a plasmare anche piccole cose è soddisfacente. Tutto si può fare, l’importante è non fermarsi mai e soprattutto mai stancarsi di imparare. I corsi hanno questo fine, perché chi li frequenta possa stupirsi di ciò che riesce a fare, a creare. Tornando ai requisiti… Aver voglia di fare, soltanto questo!”.