In occasione della premiazione del concorso promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria dell’Alto Milanese, in collaborazione con Rancilio Group, JCI Varese, Class Editori e BCC Busto Garolfo e Buguggiate, abbiamo analizzato il “gap” tra uomini e donne nelle facoltà non umanistiche del Nord Ovest
di Chiara Milani
Inclinazione naturale? O condizionamento socioculturale? Un dubbio amletico, da essere o non essere, quello che riguarda la scelta della facoltà universitaria da parte delle ragazze. Che, nella maggior parte dei casi, optano per facoltà umanistiche. Nonostante le maggiori possibilità di lavoro siano nelle cosiddette Stem, acronimo inglese di Science, Technology, Engineering and Mathematics. E nonostante – dati Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) alla mano – le donne siano di più tra gli iscritti, tra i laureati e persino tra i dottori di ricerca. Sono anche quelle che ottengono i risultati migliori in tutta la carriera scolastica e universitaria. Eppure, non scelgono le facoltà scientifiche. E, una volta nel mondo del lavoro, trovano meno posti di lavoro, sono pagate peggio e hanno pochi ruoli dirigenziali. Anche nell’avanzato Nord Ovest. Anzi, soprattutto nel Nord Ovest. Almeno per quanto riguarda gli studi universitari.
Da una nostra analisi dei dati del Miur, infatti, in Italia tra il 2010 e il 2016 si sono iscritte all’università 183mila ragazze più che ragazzi (1 milione e 400mila contro 1 milione 220mila) e ci sono 57mila lauree rosa più che azzurre (quasi 273mila a fronte di circa 216mila). Se però dal dato totale della facoltà si estrapolano quattro sottogruppi non umanistici – business administration and law; engineering, manufacturing and construction; information and communication Tecnology; natural science, mathematics and statistics – i risultati s’invertono. Troviamo ben 90mila iscritte in meno tra le ragazze (349mila scarse anziché praticamente 439mila) e 22mila laureate in meno (65mila e 500 al posto di quasi 87mila e 500). Ossia, quasi il 20 per cento meno degli iscritti e il 25 per cento in meno dei laureati.
Se poi si restringe il campo alla seconda voce – Engineering, manufacturing and construction – i dati parlano di meno della metà delle iscritte a queste facoltà rispetto ai coetanei (82mila contro 180mila) e della metà delle laureate (neanche 17mila anziché oltre 33mila). Non giungono notizie più incoraggianti analizzando un settore nuovo qual è l’Information and Communication Tecnology. Anzi. Quasi 25mila gli iscritti uomini invece delle appena 3.700 donne (un settimo) e 2.732 laureati a fronte di sole 476 (circa un sesto). Con le donne del Sud che quasi doppiano quelle del Nord Ovest in termini di lauree: 176 invece di 91.
Analizzando la situazione per macro aree – Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole – emerge del resto che il divario maggiore esiste nel gruppo di regioni costituito da Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, con meno della metà delle lauree al femminile nelle facoltà scientifiche (16.500 contro oltre 35mila), mentre il dato è all’incirca pari nella zona Sud e Isole (circa 21mila) e lievemente superiore al Centro (15mila ragazzi contro 16mila ragazze).
In attesa che vengano analizzate le ragioni di un tale divario, emerge la necessità d’incoraggiare la fanciulle a intraprendere percorsi di studio scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici. E poi ad assumere ruoli decisionali. Proprio con questa doppia missione è nato il progetto “Stem Like a lady”, promosso grazie alla sinergia tra un territorio omogeneo, qual è la parte Nord Ovest della provincia di Milano e il confinante Varesotto. Visto che è stato organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria dell’Alto Milanese, in collaborazione con Rancilio Group, JCI Varese, Class Editori e BCC Busto Garolfo e Buguggiate.
Cinquanta i progetti in gara e più di 300 i partecipanti di 8 scuole superiori che si sono sfidati “a colpi di video” per trovare un nuovo modo di interagire tra la macchina del caffè, la torrefazione, il barista, il cliente sfruttando le potenzialità della rivoluzione digitale. Ad aggiudicarsi il contest, durante la cerimonia di premiazione avvenuta all ’Auditorium BCC “Don Besana” a Busto Garolfo, è stato il progetto “Una cialda colorata per una giornata fortunata”, del gruppo “Drink Coffee” dell’istituto Torno di Castano Primo, guidato dalla project leader Giulia Bossi. Il fatto che a capo del team di lavoro ci fosse una ragazza era proprio una delle caratteristiche del concorso. In quest’ottica, sono anche state chiamate a portare la propria testimonianza diverse giovani donne di successo hanno raccontato la loro esperienza in settori considerati prettamente maschili.
“Stem Like a Lady – commenta Egidio Alagia, che a dicembre ha concluso il suo mandato alla guida del Gruppo Giovani di Confindustria Alto Milanese – è stata l’edizione pilota di un’iniziativa nata per trasmettere alle studentesse il messaggio che se vogliono inseguire dei percorsi tecnici, o aspirare a importanti posizioni professionali, non devono sentirsi discriminate. Anzi, devono perseguirli con dedizione e passione”.