Anna Gervasoni, docente di economia e gestione delle imprese all’università Liuc Carlo Cattaneo di Castellanza e direttore di Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), spiega perché c’è da auspicarsi che il 2021 sia un anno più rosa
Molto sta già cambiando: giusto a febbraio, Elena Patrizia Goitini è stata indicata come nuovo amministratore delegato di Bnl e sarà la prima donna a ricoprire questa carica in una grande banca italiana. Ma non è tutto: alla presidenza dell’industria delle macchine utensili, Ucimu, c’è una donna, Barbara Colombo, così come in altri settori che nell’immaginario collettivo sono di esclusiva pertinenza maschile, ci sono donne, come la presidente degli spedizionieri, Silvia Moretto. Tanto resta però ancora da fare.
La fotografia attuale
Ancora oggi, la popolazione femminile fa fatica ad avviare un’attività propria: su 100 imprese, solo 22 sono all’insegna del colore rosa. I dati della Bvca, l’associazione inglese del private equity, mostrano come nel loro Paese, le donne rappresentino il 25% degli investitori che lavorano
nella creazione, esecuzione, strategia e gestione del portafoglio all’interno della funzione di investimento. C’è una rappresentanza femminile molto più forte in ruoli differenti, dove rappresentano il 48% e svolgono attività di supporto al processo che porta a una decisione dell’investimento, comprese le relazioni con gli investitori, il marketing, il legale, le risorse umane e la contabilità. La media mondiale su questi ruoli è molto più bassa, parliamo di un 25%.
Prospettive migliori
Però rosa non è solo una tonalità che ci definisce, è anche una prospettiva di ottimismo e positività. Si dice infatti vedere rosa quando uno immagina una situazione volgere verso il bene. Perché ancora si parla delle donne come di un essere che va tutelato e aiutato a crescere? Il sociologo risponde che è un fattore culturale, lo storico che occorre ricercare le cause nel passato ruolo dato alle donne, il cinico, che ci serve aiuto perché altrimenti da sole non ce la facciamo. Da professoressa, ordinario di finanza d’impresa dico che alle donne non è sufficiente nulla di tutto ciò, ma è necessario semplicemente rispetto dei ruoli e delle competenze. Nello studio Human capital realizzato dall’ufficio studi dell’Aifi, l’associazione italiana del private equity, in media la percentuale di donne nel target è pari al 41%. Il numero medio di dirigenti nell’organico aziendale è 7, di cui una donna (circa il 16% del numero totale di dirigenti). Questo non perché le donne non siano preparate o non abbiano le competenze giuste. Semplicemente, perché spesso chi deve decidere non guarda oltre la normale consuetudine di circondarsi dei propri simili, che molto spesso non sono donne.
“Fondamentali per la crescita economica del Paese”
Lo ha affermato anche Gian Paolo Manzella, già sottosegretario allo Sviluppo economico, in un’intervista al Sole 24Ore: il ruolo delle donne è fondamentale per la crescita economica del Paese perché il potenziale economico inespresso dovuto alla loro assenza blocca lo sviluppo dell’Italia. Un concetto che viene ribadito anche attraverso i dati di Unioncamere, che affermano che la presenza femminile porta maggiore attenzione all’ambiente, al benessere dei propri dipendenti, maggiore sensibilità verso il welfare e i rapporti con il territorio. Aspetti
fondamentali anche in ottica Esg (Environmental, social and corporate governance), i principi che ormai sono diventati imprescindibili per ogni azienda che vuole valorizzare la propria attività e crescere. Il rosa quindi non è solo un colore, è un contenuto importante di competenze, valore e benessere per tutti, non soltanto per le donne. Che il 2021 si tinga più di rosa.