E’ l’alba di una nuova era del turismo: la riscoperta della semplicità, della gioia delle piccole mete da visitare con brevi trasferte e con una compagnia familiare multigenerazionale, sopravviverà probabilmente alla pandemia. Lo spiega Massimiliano Serati, al vertice del dipartimento Ricerca della Liuc Business School
di Massimiliano Serati
Sono giorni difficili è inutile ricordarlo. E lo sono più che mai per alcuni settori della nostra economia colpiti più degli altri dalle ricadute critiche della pandemia. Ed è ovviamente difficile parlare proprio ora di prospettive del turismo e provare a guardare con un po’ di positività a quanto può accadere in futuro. Ciò detto, è legittimo chiedersi che cosa accadrà sul fronte della domanda turistica e dei comportamenti dei viaggiatori quando la nuova normalità arriverà. Oggi vogliamo soffermarci su un aspetto che possiamo riassumere in una parola: semplicità.
La riscoperta della bellezza dietro l’angolo
Una delle poche implicazioni apprezzabili di questi ultimi mesi è stata la riscoperta di alcune dimensioni del quotidiano che avevamo quasi dimenticato: il gusto della passeggiata in un parco, il piacere di giocare con i nostri bambini, la tranquillità di coltivare hobby domestici, la rivalutazione di luoghi vicini che magari guardiamo di sfuggita tutti i giorni recandoci al lavoro, senza mai averne apprezzato appieno la bellezza. Questa prospettiva, che rimanda alla gioia delle piccole cose, sopravviverà molto probabilmente alla pandemia e avrà implicazioni anche sul fronte dei comportamenti turistici.
Esperienze più a misura d’uomo
Numerose indagini di provenienza americana, ma anche europea (tra le tante Upgrade 2021” di Hotels.com) sono particolarmente indicative su questo fronte. Cresce tra i turisti del domani l’idea di aggiungere alle destinazioni iconiche nuove mete che siano fuori dalle grandi rotte turistiche e nelle quali sia possibile praticare un’esperienza più a misura d’uomo. Si fa strada l’interesse per esperienze di carattere più intimista e spirituale, diminuisce la propensione al viaggio organizzato a favore di esperienze spontanee, ritagliate su misura per la famiglia.
Basta corse frenetiche
Sembra anche invertirsi la tendenza – che negli ultimi anni era divenuta dominante – di costruire viaggi che siano sequenze frenetiche di tappe e che assomigliano di più a una sfida a chi accumula più miglia. Accanto alle opzioni più tradizionali, torna di attualità il viaggio verso destinazioni caleidoscopiche che offrano la possibilità di diversificare le esperienze, rimanendo stanziati nel medesimo sito ed eventualmente raggiungendo gli attrattori con brevi trasferte, possibilmente attraverso modalità di trasporto sostenibili e lente.
Con il computer in valigia
Domina l’idea di staccare la spina dalla routine quotidiana e allontanare lo stress nel solco della staycation, la vacanza dietro casa, ma anche dei viaggi familiari multigenerazionali, in compagnia di amici e parenti più stretti. E si diffonde la workation: nomadi digitali che lavorano da remoto in un luogo di vacanza stando in hotel o resort con servizi digitali, ma sono pronti a godersi, una volta spento il computer, una passeggiata all’aria aperta in un luogo da sogno.
Un turismo meno fosforescente
Semplicità anche sul fronte della ricettività, con una maggiore importanza attribuita a parametri di vita semplice: pulizia, attenzione verso i nostri bambini e i nostri animali domestici, possibilità di pratiche di detox e di distanziamento dai nostri device di comunicazione tecnologica quotidiana, una cucina meno creativa e più tradizionale, dove il ruolo di protagonista spetta ai prodotti del territorio, un contatto continuo con la natura, le tradizioni dei luoghi, i gioielli del piccolo artigianato. Insomma un turismo meno gridato, meno fosforescente, meno frenetico, nel quale gli spazi di esperienza e di conoscenza si combinino sapientemente con momenti di pausa e di relax.
Più attenzione al chi e meno al cosa
Non sarà la regola e certamente i comportamenti turistici che conoscevamo fino all’arrivo del virus sopravviveranno e con essi anche l’offerta turistica in grado di intercettarli, ma questa propensione a un turismo più semplice sarà la vera novità dei prossimi anni e premierà soprattutto le destinazioni lontano dai grandi circuiti e capaci di accogliere il turista mettendo al centro l’attenzione alla persona e al chi piuttosto che al cosa.