Religione laica

di Andrea Mallamo

I musei sono come cattedrali dei nostri tempi e ammirare belle opere può aiutare il morale, facendoci uscire un attimo dal pensiero ossessivo del confinamento. Lo sostiene lo scrittore e critico d’arte bustocco Angelo Crespi

di Chiara Milani

Sto finendo di scrivere un piccolo libricino che si intitola Nostalgia della bellezza. Credo che noi dobbiamo riportare nei musei di arte contemporanea, dove spesso c’è un’arte molto distante dal pensiero comune, anche qualcosa che ci conforta, qualcosa di bello”. Giornalista, scrittore, critico d’arte e consigliere d’amministrazione del Piccolo teatro e della Triennale di Milano, Angelo Crespi, di Busto Arsizio, è stato anche fondatore e primo presidente del Maga di Gallarate: “Io ho scrivo che ho nostalgia per la bellezza futura, non per quella passata. Quindi non so quale sarà la bellezza di oggi e di domani, ma mi affido a quei pittori immaginando che la pittura sia una forma di avanguardia sia l’unica avanguardia possibile. Intendo, proprio colui che si mette e dipinge con le sue mani. Quindi spero in futuro di vedere tanta bellezza al Maga, così come negli altri musei italiani”. 

Un aiuto per lo spirito

A proposito di arte contemporanea, di cultura e di bellezza, prima ancora che l’Italia venisse divisa in zone dal colore diverso a seconda del rischio di contagio, i musei erano stati chiusi. Una decisione che non aveva trovato d’accordo il nostro interlocutore: “Diciamo che i musei non mi sembrano dei luoghi di contagio e quando avevano riaperto erano state applicata e tutte le normative per il distanziamento. Poi, non c’è mai stata una folla che premeva le porte dei musei. La cultura in questo momento può essere utile e tutto sommato i musei sono diventati come delle sorti di cattedrali, chiese e quindi sono, diciamo, la religione laica dei nostri tempi. Perciò lasciare aperti era come simbolico la gente. Potevano comunque entrare, non dico pregare, ma ammirare il senso, la bellezza che essi contengono e in qualche modo fruire di questa bellezza e uscire per un momento dal pensiero del confinamento, della pandemia, che è ossessivo in questo momento. E ciò poteva aiutare anche la morale e lo spirito”.

Come sostenere la giovane creatività

Oltre ai musei, ci sono poi anche le gallerie private. Ed è noto che gli artisti, a parte rarissime eccezioni, non siano esattamente ricchi. Ora fatto che anche questa realtà non funzionino più, naturalmente rischia di portarli ancora di più alla fame. A Crespi, che in passato è stato anche consulente del ministro per i Beni e le Attività culturali, chiediamo allora che cosa si sentirebbe di suggerire in questo momento. “C’è un sacco di retorica sui beni culturali e stranamente poi vengono chiusi i musei, nonostante in questi ultimi dieci, vent’anni la retorica sia stata assoluta sui luoghi della cultura come luoghi della crescita, anche democratica, della nostra civiltà. Devo dire che ci sono state delle ipotesi di protezione dei vari settori. In quello delle gallerie ci sono ovviamente player privati, sono negozi, ma sostengono il lavoro di centinaia, migliaia di artisti, spesso giovani, che hanno come unico introito quello della galleria. Quindi, bisognerebbe pensare in qualche modo di trovare il sistema per sostenere la giovane creatività agli artisti”. Di qui, la sua proposta: “Io ho ipotizzato, come succede all’estero, in Francia piuttosto che in Germania, si sostenere le spese degli studi, perché molte volte questi artisti sono costretti a lavorare in situazioni drammatiche. Diciamo che io se fossi il ministro Franceschini questo momento cercherei in qualche modo di sostenere o con una defiscalizzazione le gallerie o con dei fondi diretti quelli che sono artisti, almeno professionisti di una certa età. Se poi sono milionari, ovviamente non hanno bisogno del sostegno pubblico”.

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