Le analogie tra il Giro d’Italia del 1946 e il Gran Trittico Regione Lombardia che – al momento in cui va in stampa la nostra rivista – è previsto per il 3 agosto 2020 con partenza da Legnano e arrivo a Varese
di Luigi Cazzola
Quella contro il coronavirus è stata una vera e propria guerra, combattuta contro un nemico invisibile e “senza bandiera” e proprio per questo motivo estremamente difficile da sconfiggere. Questo conflitto ha provocato un numero considerevole di morti e il dolore è piombato in molte famiglie, impotenti di fronte a questo nemico. Gli ospedali si sono trasformati in veri e propri fronti dove si è combattuto giorno e notte per sconfiggere la malattia.
La voglia di tornare a vivere
Tuttavia, come in tutte le guerre, dopo il dolore e lo strazio, è emersa la voglia di vivere e di ritornare alla normalità. Sembra paradossale, ma sono fortissime le analogie tra la seconda guerra mondiale e la guerra contro il Covid-19, il cosiddetto “nemico oscuro”. E per quanto riguarda il ciclismo sono forti le analogie tra il Giro d’Italia del 1946 che iniziò e si concluse a Milano e il Gran Trittico Regione Lombardia che – salvo imprevisti – si disputerà il prossimo 3 agosto 2020 con partenza da Legnano e arrivo a Varese.
Il Giro della rinascita
La prima corsa nazionale a tappe del dopoguerra è passata alla storia come il “Giro della rinascita”. Nelle località attraversate si scorgevano, ai bordi delle strade, le macerie provocate dai bombardamenti. Alcuni ponti erano andati distrutti. Nella prima tappa, la Milano- Torino, i corridori attraversarono il Ticino tra Magenta e San Martino di Trecate su un ponte di legno provvisorio. Tuttavia quella edizione passò alla storia anche per la straordinaria partecipazione del pubblico, il quale era presente, in maniera massiccia, ovunque, con un entusiasmo eccezionale. La voglia di vivere e di ripartire era così grande da riuscire a portare sulle strade un pubblico sempre più numeroso ed entusiasta.
Come ai tempi di Bartali e Coppi
Dal punto di vista prettamente sportivo, questo Giro fu vinto da Gino Bartali con soli 47 secondi di vantaggio su Fausto Coppi, a suggello di una rivalità che infiammava gli animi degli appassionati di ciclismo dell’epoca. Oggi si respira la stessa aria del 1946 . Dopo il lungo periodo di lockdown, il popolo del ciclismo, da sempre contraddistinto dal suo impareggiabile entusiasmo, vuole uscire nuovamente sulle strade ad incitare i propri beniamini.
Tre società, un unico messaggio… di speranza
La gara simbolo del ritorno alla vita e alla normalità è rappresentata, per gli appassionati di ciclismo varesini, dal Gran Trittico Regione Lombardia. Si tratta di una corsa inedita che sostituisce la Tre Valli Varesine, la Coppa Bernocchi e la Coppa Agostoni, accorpando queste tre grandi classiche in un’unica competizione. Questa gara è frutto di una collaborazione tra tre distinte società ciclistiche – Società Ciclistica Alfredo Binda, Sport Club Mobili Lissone e US Legnanese – che si sono coalizzate per organizzare un evento indimenticabile e per lanciare un significativo messaggio: tutti insieme possiamo sconfiggere definitivamente il nemico invisibile.
In foto : l’italiano Giovanni Visconti secondo classificato, lo sloveno Primoz Roglic vincitore e il lettone Toms Skujins, terzo classificato brindano sul podio della Tre Valli Varesine del 2019. (Ph Ilaria Benati)